sabato, 12 marzo, 2011, 17:48
Cenere alla cenere e sabbia alla sabbia
nel sole che riscalda a mezzogiorno
c'è la memoria di un astro lontano
una parte che ha nostalgia del tutto
una cellula che una parola precede
una destinazione ch'è anche l'origine.
Sabbia alla sabbia e buono sia il viaggio
c'è così tanto da riscoprire e assaporare
un giardino che ripetutamente appare
la libertà di aprire l'occhio singolo
e vedere quel che la mente ignora
e sentire quanto l'orecchio tace.
Non tutto ci è stato detto e mostrato
ma ogni cosa reca traccia ovunque
di quel mondo che è qualcosa di più
di quanto il pensiero riesce ad afferrare
ogni segreto risponde a chi bussa
ogni granello puntualmente ritorna.
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venerdì, 11 marzo, 2011, 09:43
Più che in campo, la moviola, la vorrei nella vita di tutti i giorni: -se la rete è fantasma oppure no, m'interessa relativamente
-se si trattava di un fuorigioco o se la posizione era regolare non
aggiunge o sottrae nulla alla mia giornata.
Però, se il tempo che prendo in considerazione, non è un frazione di gioco relativa a ventidue pedatori in campo, ma riguarda la vita quotidiana, la moviola riscuote tutto il mio interesse e mi schiero tra quanti la sostengono.
Non desidero la moviola per rallentare il tempo, ma per restituire alle ore e ai giorni, la coscienza di essere lì, proprio in quel frammento e in quel momento.
Ha senso osservare i video che ritraggono i tuoi bambini e non considerarli adeguatamente nel momento in cui stanno crescendo?
Qual è il significato di un ingrandimento fotografico che ritrae un particolare di ieri, proprio nell'attimo in cui la mia attenzione si lascia sfuggire quell'adesso che non mi vede tra i presenti?
La moviola mette in equilibrio la "movida", più precisamente, la disgrazia di un tempo che annega se stesso nella frenesia dell'alcool e della ricerca di divertimento fine a se stesso che pompa oltre il ritmo naturale di un semplice battito.
La moviola che indossa la lente degli affetti speciali e non teme una goccia salata sulle labbra per ricordarsi il sapore dell'oceano e dell'infinito.
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giovedì, 10 marzo, 2011, 11:03
Hai ancora memoria di quel giorno?
Il giorno in cui ci siam detti nemici
per ignoranza, per viltà o per paura
abbiamo iniziato a mietere supposizioni
a vestire la realtà di piccole bugie
a creare due ombre timorose di luce.
Non esisteva ieri il tuo nemico
e non ha alcuna consistenza il mio
lo specchio riflette e tradisce
inverte i dati di troppe apparenze
confonde e rimugina l'orgoglio dell'ego
pronuncia parole e le afferma come vere.
Non posso essere il tuo nemico
sono parte di quel che sei anche tu
sono pagina di una storia ch'è anche tua...
è tempo di rimuovere il velo
di sciogliere il nodo ostile
di lasciarsi andare dove albeggia l'infinito.
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mercoledì, 9 marzo, 2011, 10:03
E' questo il tempo in cui si cambia,
l'istante che abbandona l'ombra
l'attimo che abbraccia la luce?
E' questo il tempo o devo attendere
ancora aspettare nuova sabbia
misurare i deserti di una spiaggia?
L'ombra che suggerisce nuova luce
il luminoso dal buio rapito
l'eterno che oscilla ora chiaro
l'infinito che scivola ora scuro...
posso decidere che sia solo polvere
posso scegliere che appartenga alle stelle
posso pensare la mano che plasma
posso osservare la vita che bussa
e ogni corpo che sussulta e rivela
la trama di un respiro dal nulla.
E' questo lo spazio del divenire
la terra che emerge dalle ombre
l'isola protetta dalla luce?
E' questo lo spazio da navigare
il sole che scompare ed è già luna
la primavera dopo un lungo inverno.
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lunedì, 7 marzo, 2011, 09:45
Un quarto d'ora di televisione in fascia quasi notturna e "zappingando" da un canale all'altro mi imbatto nel professore che dopo Sanremo, si concede anche Amici e si fuma la Maria De Filippi.
"La musica è finita e gli amici se ne vanno", con tanto di benedizione di chi si è ricreduto e addirittura convertito alla voce dei talent.
Un mare di critici e discografici che, senza vergogna, continuano a intessere lodi e vengono soverchiati dai fischi quando si ricordano per un misero istante di quella che dovrebbe essere la loro funzione.
Così, una battuta di Fegiz su Scanu, necessita di immediata rettifica per non far inalberare i fan del campioncino di due edizioni fa.
La Pettinelli spende mezza banalità che in quel contesto, appare addirittura critica, e gli stessi colleghi le volano addosso.
Dopo il professore, arriva anche la Mannoia e, prima di essere travolto dal duetto con gli occhioni da cerbiatta di una finalista, decido di spegnere il televisore e anche il cervello.
L'encefalogramma della critica musicale Italiana è ormai piatto, ma non è tracciabile né tra i solchi di un vecchio 33 giri, né sulla penna che raccoglie gli mp3.
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