giovedì, 12 aprile, 2012, 18:57
Non è più il tempo dei piccoli fogli di carta che scivolavano da una mano all'altra con il rossore delle guance e l'ansiosa attesa di una risposta che confermasse uno stesso sentimento...
Oggi l'amore si scrive a caratteri cubitali e si urla con disinvoltura in ogni dove: sulle pagine di un social network, in un salotto televisivo o sulle pareti di una casa d'epoca.
Oggi la misura dell'amore è pari all'ostentazione di cui non si può che andare fieri e intenso come un pessimo deodorante che annuncia l'ingresso dell'amante qualche decina di metri prima del suo arrivo.
L'unica controindicazione di questo amore urlato è che passa come la febbre, così com'è venuto se n'è già andato e, svanisce, prima che l'emozione possa diventare un sentimento degno di questo nome.
La tinta indelebile cattura la superficie di un sottopassaggio o si aggancia con un lucchetto a un ponte che passa con eleganza dai tre metri sopra al cielo a quelli sotto terra.
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mercoledì, 11 aprile, 2012, 09:40
Sei passato accanto alla fortuna, l'hai recisa con un taglio netto o, l'hai strappata a forza all'incredulo prato che ignora del tutto le ragioni della voracità umana. L'uomo che raccoglie, immagazzina e colleziona: infila spilli nel sedere di una farfalla, incolla carcasse di coleotteri e impaglia volatili per il puro gusto di possedere quello che a tutti dovrebbe appartenere.
La fortuna andrebbe colta e non raccolta, osservata con la magia di chi rispetta la vita, contemplata in quel luogo interiore che sincronizza l'origine e la finalità dei nostri giorni su questa terra.
La fortuna è prendere coscienza di quel che già abbiamo ricevuto e un quadrifoglio o una coccinella sono solo un piccolo segno per ricordarlo a noi stessi.
La fortuna è l'uomo che si affida a Dio come fanno i gigli del campo o i passeri che sanno far festa per qualche briciola di pane.
Sei passato accanto alla fortuna e l'hai raccolta per timore che altri, meno onesti e buoni, potessero portarla a casa: l'hai vista sfiorire di fronte ai tuoi occhi e ti ostini a non capire che quanto è fuori di te, cerca un riverbero in quello spirito che continua a dormire un sonno avido, stupido e insignificante.
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lunedì, 2 aprile, 2012, 08:18
Localizzati a New York, geotaggati a Budapest, identificati a Brasilia...
Si viaggia sempre, si può esplorare lo spazio, si può arrivare ovunque, ma questa terra resta comunque una prigione se non decolla il volo che dal centro del nostro essere si muove a cercare l'origine del respiro, lo scopo di tanto camminare e il punto di arrivo dei nostri giorni contati.
Chi si ostina a cercare il privilegio della prima classe transiterà dalla culla al carro funebre, passando ripetutamente dal via, un po' come si fa nel gioco del monopoli.
Chi cerca la formula del successo, continuerà a consultare manuali e guide e tra un mal di testa e l'altro, aumenterà unicamente la propria confusione.
Chi si attarda di fronte allo specchio, prima o poi, cercherà di eliminare quelle rughe e non si accorgerà che quei segni sul viso, sono una mappa preziosa che chiede di essere decifrata.
E' davvero un'altra città quella in cui potrei essere felice?
Sono le braccia di un altro uomo quelle che risolvono la vita?
Cambiando situazione economica potrei davvero sentirmi realizzato?
L'illusione del movimento rischia di inchiodarci al punto di partenza.
Aver visitato mezzo mondo senza conoscere più di tanto se stessi e cambiato mille forme, continuando a ignorare il contenuto di quello che siamo, più che una tragedia, sembra quasi una farsa.
Non è facile addentrarsi nei luoghi che appartengono all'anima e non allo spazio; però, ho come la sensazione di non aver ancora affrontato l'unico viaggio che davvero può dare un senso al trovarmi qui, proprio adesso.
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venerdì, 30 marzo, 2012, 08:19
Non è mio quel fiore
non è tuo quel tulipano,
potrei reciderlo
e imprigionarlo in un vaso,
potresti trapiantarlo
nella terra che affermi
il tuo giardino...
ma non è tuo neanche il giardino.
L'uso dei possessivi è inganno
è menzogna ogni proprietà
un giorno ce ne andremo
senza valigie nè bagaglio a mano
altri litigheranno quell'illusione
i metri di terra o quelli di una casa
altri inventeranno assurde ragioni
per rivendicare e pretendere.
Il bello può essere osservato insieme
il buono è fatto per condividere
il vero per liberare i pensieri
e tutti i legami di questo tempo
camminano lenti verso l'eterno
dove, infine, tace il possesso
il desiderio si acquieta
e tutto a tutti appartiene
e tutti a tutto appartengono.
mercoledì, 28 marzo, 2012, 08:13
Ricevo un invito, una pagina nostalgica che vorrebbe celebrare un tempo che non c'è più e, almeno per quanto mi riguarda, quel tempo, era già perduto nel momento stesso in cui lo stavo vivendo.
C'è una stagione morta in quei giorni di profonda ingenuità e d'inguaribile stupidità; c'è l'affetto tradito e un'amicizia senza verità che non ha più senso ricordare.
A distanza di più di due decenni sono diventato un'altra persona e ho imparato a non impegnare i miei sentimenti con persone aride, subdole e totalmente incapaci di dire quello che sentono, desiderano e vogliono.
Non rimpiango le finzioni e quel poco amore per la mia dignità che mi trasformavano in un servetto maltrattato del tutto indegno di sentirsi dire un grazie.
Non dimentico lo scorrere delle diapositive e quelle parole così generose per ogni esibizione e così avare per i posti dietro le quinte.
Prendo tra le mani quell'invito e accendo un piccolo fuoco di carta in cui scegliere di dimenticare: è catartico, utile, liberatorio.
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