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Quando finisce il mercato 
martedì, 12 luglio, 2011, 17:08


On y va à la bourse, chez le fréres Van Der Burse, nel'evo medio che resta e continua a sostenere il gioco da tavolo per feudatari d'ogni tempo, quelli per i quali il denaro non basta mai.
Non ha importanza se a tavola non mangi titoli o azioni, se il tuo corpo necessita di proteine, carboidrati e vitamine e non di Bot o Cct.
L'umanità è a dir poco folle, priva di senno e di ragione: compra, acquista, rivende e affida le proprie sorti a sacrestani di banche e colletti bianchi che agitano le dita e leggono indici del tutto privi di senso per la stragrande maggioranza degli abitanti di questa terra.
Tra una tirata di coca e la prossima speculazione si può considerare l'utilità e cioè, la quantità di soddisfazione che si potrà trarre dalla prossima guerra.
Quando finisce il mercato, forse, può andare in scena un altro mondo.
Un luogo non troppo lontano che vede l'uomo preoccuparsi di portare acqua a chi non ne ha e riconsidera attentamente l'inutile spreco di risorse e il vacuo dispendio di energie che sostengono ogni giorno, la finzione di un valore che valore non ha.
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Pagherò 
giovedì, 7 luglio, 2011, 11:25


La misura è davvero colma e i signori del "pagate voi oggi che domani, forse, tocca a noi" andrebbero presi a calci nel sedere dal primo di destra, all'ultimo di sinistra.
Nel 2013?
Per quale motivo?
Le province? Qualche anno fa erano tutti pronti ad abolirle, ma adesso? Adesso la destra dice sì e la sinistra non ha neanche il coraggio di dirlo, ma fa bene i suoi conti e se ne lava le mani.
I costi della politica sono una cambiale a vita e non è così lontano il giorno in cui il nostro paese si ritroverà nei pressi della Grecia o del Portogallo.
La casta dei castori continua a sgranocchiarci sul muso la propria lauta merenda e qualcuno, pochi a dire il vero, trova ancora il coraggio di battere le mani.
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Girandola 
mercoledì, 6 luglio, 2011, 11:16


Quando il violento avrà speso l'ultima pietra e consumato tutta la rabbia che occorre per scagliarla...
Quando l'avaro avrà letto la misura del niente che ha accumulato e prenderà quel treno che sceglie una carezza e abbandona ogni ricchezza...
Quando Pilato avrà terminato le sue abluzioni e prenderà una decisione ignorando l'urlo di qualsiasi folla...
Quando Giuda smetterà di risolvere i suoi problemi con una corda o una pistola e tornerà indietro per accogliere una parola di perdono...
Quando avremo capito che stiamo buttando via il nostro giro sulla giostra, smessi i panni della nostra abitudine a prenderci un po' troppo sul serio, forse, riusciremo a goderci meglio e di più questo viaggio.
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Danzando all'ombra della luce 
venerdì, 1 luglio, 2011, 16:49


Danzo all'ombra della luce
riflesso nello specchio
ruscello, acqua dolce...
Dove se ne va la vita ch'è venuta?
Dove se ne va la vita che ritrovo?
Danzo all'ombra della luce
parlo piano con i miei avi
ascolto voci inconfondibili...
Dove se ne va la storia già vissuta?
Dove se ne va il tempo che ritorna?
Danzo all'ombra della luce
e ti ritrovo ancora qui
dove l'occhio non vede...
Dove sto andando senza una clessidra?
Dove mi allontano quando mi avvicino?

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Una lettera 
mercoledì, 29 giugno, 2011, 11:53


Ciao Nino,
sono sempre della stessa idea e, insieme alla mia amica Marina, verrò a trovarti al più presto.
Non c'è nulla che non vada in Asti... sono io che, evidentemente, fatico a rapportarmi con un'idea di città sempre più egoistica, vuota e sostanzialmente, passiva.
Si decide di costruire una casa per gli alpini all'interno di un piccolo parco, lo si fa per chiare speculazioni di natura economica, strumentalizzando la poesia del bicchiere dei padri e dimenticando che le ragioni degli alberi, spesso e volentieri, sono anche le ragioni dell'uomo.
Si seminano fiori in una serra e si trapiantano nell'isola pedonale dello smog, dove le vetture consumano il petrolio che resta, per l'esigenza insopprimibile di andare a prendere un gelato in centro senza muovere un passo. Il giorno dopo, le stesse macchine si spostano di nuovo, per andare a smaltire i chili superflui in palestra o, per dirigersi in farmacia ad acquistare la pastiglia miracolosa che ha permesso addirittura a un vecchio e ingombrante tubo catodico di trasformarsi in uno strabiliante led per la prova costume.
I condomini sono dormitori per estranei che il sabato e la domenica si riversano al centro commerciale, così, per cercare quel qualcosa di meglio e di più, che dovrebbe far quadrare i conti di una vita.
I cinema cittadini, quelli del centro, hanno chiuso da tempo: per vedere un film, bisogna andare nella zona industriale e frequentare il profumo dell'olio che brucia popcorn e patatine nella nuovissima multisala dove sgranocchiare è più importante di vedere e di ascoltare.
Un'amministrazione si succede all'altra e nulla cambia: alle ultime elezioni comunali, tra i candidati a sindaco, due erano rispettivamente, il sindaco e il vicesindaco di quando avevo 15 anni...
I servizi sociali, le associazioni benefiche e i vari movimenti d'aiuto non sono esenti da quella politica che si muove in modo più o meno consapevole, quando l'immagine lo richiede, poi, sonnolenza e burocrazia tornano ad accordarsi tra loro.
Qualcosa si muove, piccoli segni di un risveglio graduale che si esprime nei negozi e nei mercatini che iniziano a parlare la lingua del biologico, del consumo equo e solidale, dell'acquisto a chilometri zero.
Qualcosa si muove e, soprattutto nell'ultimo anno, mi è capitato di tornare a parlare di spiritualità e di frequentare persone di varia appartenenza che hanno in comune il desiderio di crescere, di maturare e di dare un senso meno narcisistico ed effimero alle proprie vite.
Qualcosa si muove; nel mio piccolo cerco di muovermi anch'io e mi concedo il tempo di respirare, di sognare e di considerare che la vita non è mai altrove, come il regime del consumo vorrebbe insegnare, ma dentro di noi.
Ti saluto con affetto e, sono convinto che presto troveremo modo di conoscerci di persona.
Un'abbraccio,
Fabio

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