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La magna carta 
venerdì, 12 agosto, 2011, 09:23


La casta mangia alla carta e con un esborso che... neanche alla mensa comunale per i poveri!
Onorevoli senatori e, non penso sia diverso per i deputati più iniquamente pagati d'Europa.
Qual è il merito di tutte queste attenzioni che vanno dallo stadio al cinema, passando per le autostrade e i teatri?
Tremonti parla di licenziamenti facili, ma il riferimento cade sulle fabbriche o sulle scuole e non sfiora minimamente questi parassiti lautamente pagati per ridurre un paese in questo stato, staterello che discetta di football e veline mentre il Titanic affonda.
Con quale faccia questa gente ha il coraggio di chiedere sacrifici al popolo?
Qual è il carico effettivo di lavoro di questa brutta gente che rappresenta il volto peggiore dell'Italia?
Stiamo aspettando che finiscano le ferie per svegliarci?
Forse è davvero ora di scendere pacificamente in piazza e di chiedere a gran voce la riduzione del numero dei parlamentari e l'adeguamento dei loro stipendi a quello della crisi che, a quanto pare, non è un'invenzione, ma una realtà che coinvolge tutti quanti.
Oggi come oggi, conviene un po' troppo fare il parlamentare per pensare e ipotizzare che qualcuno abbia ancora il desiderio di fare questo lavoro per servire il proprio paese.
Il pranzo è servito e, l'Italia di chi non conosce nessuno e non è mai stato raccomandato, come al solito, deve pagare il conto.

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Sotto tiro 
mercoledì, 10 agosto, 2011, 10:47


Se dai dieci volte e, l'undicesima non è più possibile, qualcuno ricorderà quello che gli hai negato e, per quanto possa apparire ingiusto, spesso è così.
Se ricordi qualcuno, finirai col dimenticarti di un altro e non è mai semplice spiegare che c'è chi bussa più forte, chi è più fortunato, chi è arrivato prima e tu non sei che un uomo con una buona dose di limiti.
Se ti alzi col cuore gonfio e vorresti piangere le lacrime che non hai, ci sarà sempre chi ti presenterà un dolore con l'illusione di avere l'esclusiva della sofferenza.
Se in un attimo di distrazione, dimentichi di leggere un nome, c'è sempre chi subirà un affronto imperdonabile.
Se mi perdo in questi se, va a finire che decido di cambiare vita. Meglio lasciarsi dietro il fardello e provare a sorridere ricordando il più piccolo gesto di gratitudine; perché, per quanto possa sembrare incredibile, a volte qualcuno torna anche indietro e non ti nega un grazie.
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Una bugia... 
martedì, 9 agosto, 2011, 11:52


Se proprio lo desideri, farò lo sforzo di crederci.
Non amo raccontare bugie e non mi piace ascoltarle, ma per una voltà, ci proverò.
Osserverò il tuo amore nuovo di zecca, quello che ostenti come una vettura nuova, come la casa dei tuoi sogni ed eviterò commenti.
Ognuno è libero di scegliere quel che vuole, ma la vita prima o poi presenta il conto e non si lascia prendere per il naso nè dalle nostre carte di credito, nè dalle velleità che abbiamo raccontato come se fossero sogni legittimi.
Si può davvero essere felici quando si costruisce sull'altrui distruzione?
Si può davvero essere contenti in presenza di chi soffre?
La verità rende l'uomo libero, ma la menzogna è un carcere senza compagni di cella.
Ti chiedo scusa, non ci riesco proprio: l'amicizia talvolta rende complici, ma mon è questo il caso.
Buona Vita! Se quanto dici è vero non ha bisogno del mio assenso.
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Blanca 
venerdì, 5 agosto, 2011, 10:49


Jiro Taniguchi è la poesia del quotidiano che bussa alle porte del fumetto e illumina le nuvole di carta di una vita che scorre lentamente...
Lontano anni luce dal Giappone della tecnologia e della velocità, con tratti delicati di matita che avvicinano il mondo dei Manga al fumetto europeo, l'autore e disegnatore di "classici" come "L'uomo che cammina", "L'olmo e altri racconti", "Ai tempi di papà" e molti altri, è ritornato nelle fumetterie italiane con Blanca, una storia che ancora una volta, narra quanto sia grande la natura e quanta fatica faccia l'uomo a rispettarla.

Da non perdere!
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Il primo Vendicatore 
giovedì, 4 agosto, 2011, 10:44


Non so se andrò a vedere l'ultimo film tratto dai fumetti Marvel e dedicato al primo Vendicatore, quel Capitan America che, nostalgicamente, fa capolino su un paio di magliette che conservo gelosamente. L'idea di vederlo con la pistola in mano e con un volto che non mi convince affatto mi rende pregiudizialmente ostile alla sua venuta nel grande schermo.
Steve Rogers, alias Capitan America, corre il rischio di essere trattato come Matt Murdoch (DareDevil) che il flaccido Ben Affleck, ha distrutto in due ore di pellicola ad alto contenuto di idiozia delirante.
Ricordo ancora quando acquistai il primo numero della serie, quando la Corno fece conoscere al pubblico Italiano i nuovi supereroi della "casa delle idee": duecento lirette risparmiate a fatica per entrare senza permesso di soggiorno nel sogno Americano che, almeno a 16 anni, appariva più che credibile.
Oggi, anche Cap s'è incattivito, ha preso le distanze da quel fascitone di Tony Stark (l'odiatissimo e cinico Iron Man) e, per qualche mese, ci ha lasciato la pelle.
Cap muore con Bush e ritorna con Obama: qualcuno dovrebbe spiegargli bene che il sogno Americano non abita tra i "cespugli" e non ritrova se stesso con il gioco di prestigio di un presidente di colore.
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