lunedì, 12 settembre, 2011, 11:01
Quando la vita comincia a invecchiare,
la vita ch'è stata giovane
la vita un tempo ingenua
la vita dei carichi tenuti in mano
la vita dei treni osservati passare
la vita in sosta nel parcheggio dei se...
Quando la vita comincia a sfiorire,
la vita che aspettava un segno soltanto
la vita prigioniera di una partita doppia
la vita sussurata e avresti dovevuto urlare
la vita chiacchierata di inutili parole
la vita senza ricevuta di ritorno...
Quando la vita perde ogni entusiasmo,
la vita che ha mentito così bene
la vita, a volte, sembrava così vera
la vita lontana da ogni tipo di marchetta
la vita ben distante da carriera e successo
la vita che ti ha reso mortalmente saggio...
Quando la vita era battesimo ed è funerale,
la vita che ti ha mostrato il suo volto
la vita che ha digrignato i denti
la vita nell'infinito tondo di un cortile
la vita promessa e poi scherzo d'aprile
la vita che ha bussato spesso invano...
Quando la vita voleva semplicemente vivere,
nulla vieta il gioco di ricominciare
di lasciare quel che più non serve
di prendere il respiro che ti hanno rubato
di scuotere la troppa sabbia nei calzari
e di provare più decisi a cambiare.
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giovedì, 8 settembre, 2011, 09:18
Le tue bugie non fanno più male
ma restano comunque menzogne
e osservando quello che manca
resto sereno e dico a me stesso
quelle zone bianche non sono mie
quelle assenze sono tutte tue...
Questo lavoro non conosce fine
la buona volontà non basta mai
lo struzzo affonda la testa
cerca rifugio tra la sabbia
non sente e non vuole ascoltare
non vede e non vuole ricordare.
C'è un debito che devi pagare
per gli anni che mi hai sottratto
per l'entusiamo che non ho più
per le troppe notti difficili
per le esequie del mio sogno
perché senza fine, vano è l'inizio.
Guardo in alto e chiedo giustizia
quella che gli uomini non sanno dare
preoccupati della nuda apparenza
del protocollo e della forma
che riproduce e alimenta se stessa
senza uno straccio di vera ragione.
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mercoledì, 31 agosto, 2011, 10:28
Le parole scritte ieri si sono volatilizzate e non sono sopravvissute al copia-incolla: anche i programmi del pc talvolta fanno quello che vogliono e ti lasciano con un pugno di mosche in mano.
Lascio alle mosche il compito di volare via e di portarsi lontani i pensieri del giorno prima, anche perché, la pagina del Vangelo di oggi è proprio quella della pesca miracolosa.
Un caso? Probabile! Però, c'è sempre un però che non si accontenta del caso e si ostina a ricercare un significato in ogni evento e, continua a pensare che sotto questo cielo c'è un motivo dietro ogni cosa che accade.
Pietro getta nuovamente le reti e lo fa perché va oltre quello che il buon senso suggerirebbe a chiunque, dopo una notte del tutto infruttuosa.
Pietro getta le reti e lascia andare le proprie parole e i propri sentimenti, per fare spazio a quel tentativo in più che Dio suggerisce, quando l'uomo decide di rinunciare e di abbandonare.
Non so se questa situazione evochi qualcosa anche in voi: per me, questa mattina, le parole del Vangelo appena commentato a messa, sono un chiaro invito a riprovare e a tentare di credere, là dove le mie parole non bastano più.
Buona giornata a tutti.
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martedì, 30 agosto, 2011, 11:21
Un'immagine di ieri
un riflesso di domani
una fotografia sbiadita
un disegno accartocciato
un pensiero ritoccato
un ricordo alterato
un'ombra nella memoria
un deserto di pixel...
la molteplice vanità
mai sazia del proprio ego.
Ci vorrebbe un altro io
che parta dalla terra del sé
e giunga infine dove siamo noi.
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sabato, 27 agosto, 2011, 11:45
I bamboccioni del pallone sono abituati a guadagnare cifre che definire inique è ancora poco, ma non sono contenti e vivono nella convinzione che tutto gli sia dovuto.
Fanno i capricci e decidono di non scendere in campo facendo leva sulla sete di calcio del popolo Italiano: sarà interessante vedere se, per una volta, i tifosi metteranno da parte ogni divisione calcistica per fondersi in un coro e mandarli cordialmente a quel paese.
Il tifoso non lo sa, ma ha il telecomando dalla parte del manico e il tasto di spegnimento del televisore è lo stesso di quello dell'accensione.
Il tifoso può disertare lo stadio, disdire l'abbonamento a Sky o a Premium e scegliere di andare a vedere le gesta della squadra locale di pallavolo o tamburello.
Il tifoso può bucare quel pallone gonfio di troppi denari e decidere che la casta dei pedatori professionisti non merita poi tutta quella attenzione.
Rinunciare a questo e quello per acquistare un preziosissimo biglietto in curva è davvero essenziale?
Se i soldatini incasaccati del subbuteo di carne, avessero una mezza idea di quanto è difficile portare a casa una pagnotta per un operaio, per un precario, per un insegnante, forse, riuscirebbero a provare un minimo di vergogna.
Quando stiamo male andiamo dal medico, non dal calciatore; basterebbe pensarci un attimo e non sarebbe così difficile ridimensionare il ruolo di questi uomini sempre più piccoli e mediocri.
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