mercoledì, 12 ottobre, 2011, 08:24
Vent'anni dopo, sono ancora io e, penso di aver resistito alla tentazione di apparire per quello che non sono.
Il primo pensiero è tutto per mia madre che ha cambiato casa, ma non smette di scrivermi brevi lettere da quel tempo che non conosce più premura, nè ansia.
Penso agli amici che restano, a quelli incontrati un po' alla volta, a quelli per cui sono stato un giro di giostra e, a quelli che viaggiano ancora nel mio stesso scompartimento.
Sono più sereno di quanto fossi allora, più sicuro di me stesso: ho preso le distanze dai consigli per gli acquisti, dalle ricette per l'anima e dai piazzisti con soluzioni magiche per il corpo e rimedi veloci per lo spirito.
Non ho chiamato Padre nessuno su questa terra e non ho intenzione di iniziare adesso: ho considerato attentamente Freud e mi sono tenuto ben distante dai buffoni che amano prendersi troppo sul serio e non si accorgono della presunzione con cui vorrebbero indossare i panni di Dio.
Ho imparato a dubitare degli uomini di scienza: so bene che uno inventa la cura e l'altro la malattia e che la velocità di un neutrino è un dogma che regge sino alla scoperta di un nuovo velocista.
Tratto con rispetto i "Guru" che non sanno di essere tali e non vendono quello che hanno ricevuto in dono.
Ci sono pagine del Vangelo che ormai mi appartengono, altre, che attendono ancora un po' di coraggio e decisione in più per diventare davvero mie.
Non ho frequentato i salotti importanti e continuo a provare una buona dose di noia per quanti scelgono d'identificarsi con un titolo, con una posizione sociale o con il loro conto in banca.
Credo nelle persone vere e sono presenti ovunque; possono agitare una borsetta e frequentare un viale, avere sulle spalle un passato di tossicodipendenza, essere persone straordinariamente comuni o aver raggiunto il cuore dei loro sogni. Non importa dove sono, cosa fanno, come sono riusciti a sopravvivere; quello che conta, è semplicemente l'autenticità del loro essere.
Vent'anni dopo, penso ancora di poter essere migliore e mi accorgo di assomigliare sempre più a quello che sognavo di diventare.
Vent'anni dopo, ho capito che non è mai il caso di odiare, ma ho appreso l'arte di difendermi da chi non conosce rispetto e pensa di poterti sopraffare con l'arroganza e la presunzione del proprio "potere".
Vent'anni dopo, non ho più bisogno che mi battano le mani e chiedo a me stesso quell'approvazione che un tempo mi aspettavo dagli altri.
Vent'anni dopo, amo di più questo mondo e parlo tranquillamente con gli animali e con le piante e, per quanto possa apparire folle, ottengo più di una risposta.
Vent'anni dopo amo gli arcobaleni e gli aquiloni e li aspetto senza paura mentre fuori scoppia un temporale o il cielo fischia di un vento che non rende più semplici le mie prove di volo.
Vent'anni dopo, ho ancora più di un sogno da realizzare: chiedo il sostegno dei miei tanti angeli custodi (ne abbiamo più di uno in cielo come in terra) e affronto l'ebbrezza delle vertigini del tempo che mi è dato.
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martedì, 11 ottobre, 2011, 09:03
Bellavita, talmente piccola e non la vedi,
non dai valore a quel che appare minuscolo
spruzzi merda chimica che uccide rapida
interrompi un volo di cui avresti bisogno
nel nome di un futuro sempre più idiota
che manda in scena impollinatori cinesi
e ingrassa di zucchero sottraendo miele
quell'alveare che conosce il senso del lavoro.
Bellavita, talmente piccola e non la senti,
non hai rispetto per quel che non si vede
per quel mondo segreto che respira ancora
non è un problema una farfalla che cade
una specie che sarà solo più fotografia
mentre divori gamberetti in salsa rosa
e chiedi notizie della barriera corallina
Bellavita tace e tu, zitto, acconsenti.
venerdì, 7 ottobre, 2011, 09:53
Per la foto di un gruppo o per la presenza su scherzi a parte...
Per una grossa vincita o per aver raggiunto uno dei tanti traguardi...
Per una barzelletta stupida o per la nascita di un figlio...
Per sorridere ci vuole sempre un motivo e qualcuno che sorrida con te e, forse, è per questo che non lo facciamo a sufficienza.
Si può sorridere senza una telecamera nelle vicinanze e si può sorridere anche quando si è soli.
Si può sorridere anche quando le circostanze non sono delle migliori, quando non c'è nessuna buona nuova, quando la salute è cagionevole.
Si può sorridere senza troppi se e ma, per il puro gusto di distendere i muscoli del viso e del ventre o perché, dopo tanta tristezza, ci si affaccia alla finestra della vita e si riesce a credere comunque all'esistenza di un senso.
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giovedì, 6 ottobre, 2011, 10:26
Buona connessione ovunque tu sia. Oltre l'imprecisone di ogni mezzo per comunicare, da quelle parti, resta vivo il messaggio.
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martedì, 4 ottobre, 2011, 10:19
E' lì con te! Quello che pensi sia il tempo perduto, se provi a guardarlo da un punto di vista differente, è già tempo ritrovato.
E' del tutto normale aver bisogno di giorni e giorni per apprendere l'arte di interpretare il volo degli uccelli o, per distinguere la voce di un vecchio albero dal brusio di un mondo che chiacchiera parecchio e comunica poco.
La lingua segreta delle api e il sibilo di un vento che annuncia la primavera, il respiro affaticato della terra e la sinfonia celeste che culla le notti dell'insonne attento, l'urlo della barriera corallina e il latrato di un cucciolo tradito da una promessa di affetto che non c'è più...
E' lì con te quel tempo ch'è solo un adesso senza il rimorso di un prima e l'angoscia di un poi, è l'attimo che riscopre la compassione per ogni cosa che vive di un solo battito e mette in circolazione l'istante in cui tutto è un grazie.
E' lì con te quel dolce domani che comincia sempre e solo oggi.
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