domenica, 13 gennaio, 2013, 10:31
Come si fa a non inaridire?
Com'è possibile andare avanti senza lasciare che il cinismo ripetitivo dei giorni abbia il sopravvento sul desiderio di essere e di poter ancora offrire...
A volte il desiderio è quello di lasciar perdere tutto, di abbandonare, di porre fine al gioco neanche troppo disinteressato di chi continua a chiedere quello che a volte non puoi proprio dare.
Troppi rapporti umani e non ho ancora imparato a difendermi con quel minimo di finzione che sarebbe indispensabile per non lasciarsi travolgere.
La mia vita è un albergo, un crocevia di storie che a volte non mi lascia il tempo di considerare dove mi trovo, cosa sto facendo e per quale motivo degli aspetti del tutto secondari diventano ineludibili priorità.
Gli adulti fanno spesso finta che tutto vada per il verso giusto, almeno sino a quando qualcosa del tutto fuori dall'immaginazione e dalla fantasia dei loro conoscenti non rimette seriamente in discussione un buon numero di presunte certezze.
Come si fa a ignorare il bisogno che abbiamo di una vita più vera?
L'età non aiuta più di tanto, anzi, più il tempo passa e più consideri seriamente il rischio di buttare via i tuoi giorni.
E quando gli altri ti ascoltano pronunciare queste parole, pensano che tu sia fuori di te e ti rispondono con l'equilibrio di chi si sente più sano per il semplice fatto di riuscire ancora a tacere quel malessere che risuona dentro.
E' anche vero che poi, a volte, è sufficiente recuperare il più prezioso dei silenzi; quello che ti suggerisce di non cercare compagnia là dove non la puoi trovare. Perché ci sono spazi della vita in cui si è drammaticamente soli e l'unica cosa che si può fare è concedersi la licenza di non negare il peso di quel vuoto e dei troppi fogli di via dati e ricevuti.
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sabato, 12 gennaio, 2013, 11:24
Non è vero che sono tutti uguali; c'è una certa somiglianza, ma le differenze, con un po' d'impegno, si possono trovare.
Ci sono bugie piccole, medie, grandi e anche enormi.
Ci sono giovanotti dal naso appuntito e cariatidi con tanto di pelata e un numero imprecisato di abbonamenti mai scaduti.
Ci sono gli uomini e le donne e, se solo si potesse, qualcuno candiderebbe anche i bambini, ma niente comizi dopo la mezzanotte.
La vetrina elettorale è ben nutrita e tra una canzone e l'altra in quel di Sanremo, continueremo a fingere di poter scegliere qualcosa di meglio e di più. Le chiamiamo ancora elezioni politiche, ma sono sempre più simili a un qualunque reality e non mi stupirei se i diritti li avessi già acquistati la Endemol.
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venerdì, 11 gennaio, 2013, 08:25
Noi siamo la lepre e non è una questione di velocità, ma di paura per il nutrito numero di cacciatori che sta popolando la riserva elettorale con la solita inutile campagna di bugie usa e getta.
L'Italia giusta dei manifesti elettorali bersaniani è triste come il digestivo antonetto e mi porta a pensare che la sfiga non esiste, ma gli sfigati sono davvero numerosi.
Berlusconi fa tre show al giorno e salta da Vespa a Santoro con la presenza di scenica di chi non sbaglia una sola battuta e, se anche capita, riesce a stravolgere il copione con disinvoltura e maestria.
Riconquisterà parecchi voti e la lepre scoprirà presto di essere più simile al coniglietto Tippy.
Monti porterà via un certo numero di voti di area cattolica (e non solo) e gli attacchi di Bersani al marito spirituale della Merkel sono patetici e del tutto inutili.
Grillo, se riuscirà a prendere parte alla competizione, porterà via un altro po' di voti e neanche Ingroia andrebbe sottoivalutato più di tanto.
L'assenteismo potrebbe essere trasversale, ma se crescesse nelle sue percentuali porterebbe via voti a quella sinistra che non è più così convinta che l'importante è partecipare.
Tra un mesetto potremmo votare e ritrovarci con una coalizione che per governare anche al Senato, chiederà a Bersani, Berlusconi e Monti di rimettersi insieme.
Sarebbe davvero da urlo un governo politico ricalcato su quello tecnico di pochi giorni fa.
Tutto è possibile, anche il suo contrario.
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giovedì, 10 gennaio, 2013, 09:24
Non si può più sparire dalla circolazione, neanche per una misera ora.
Non importa se sei un medico o un idraulico, se è sabato o domenica, se hai dodici anni o settantadue: devi esssere sempre rintracciabile.
Neanche le persone anziane fanno eccezione e quando sono a Messa alle otto del mattino ricevono puntualmente chiamate e messaggi con le suonerie che meno ti aspetti.
Chi regala sofisticati cellulari a familiari non proprio giovanissimi, dovrebbe considerare la necessità di aiutare il nonno o la nonna a capire come funzionano. Perché a volte vanno nel panico e non riescono a interrompere i suoni disco che crescono d'intensità a ogni squillo e fanno una certa tenerezza nell'armeggiare uno strumento moderno di schiavitù che li sottopone a una prova durissima.
Tutti cercano tutti e devono sapere che cosa stanno facendo, con chi e sino a quando. Se i giovani scelgono questa condizione, gli anziani, sono spesso vittime di questa necessità di tenere tutto sotto controllo e almeno qualcuno ne farebbe volentieri a meno.
Quando sarò vecchio e stanco, spero di avere ancora la lucidità per mandare al diavolo qualunque strumento di schiavitù moderna e, se anche avrò un infarto e nessuno potrà raggiungermi in tempo, cercherò rifugio tra le braccia di chi mi ha creato libero e non sarà così male uscire da questo tempo di folli taggati e gabbati con un solo click.
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mercoledì, 9 gennaio, 2013, 09:43
Lascia stare la connessione del computer e il numero delle amicizie che hai raccolto su facebook.
Dimentica la condizione del tuo nickname e l'avatar dietro al quale ti nascondi.
Considera con attenzione la realtà della tua carne e l'energia che ti fa sentire uno con tutto ciò che realmente ami.
L'uno che resiste a un litigio, all'apparente separazione e anche alla morte.
L'uno che tenti di separare, come un diavolo che passa attraverso e rivela il suo essere contrapposizione, divisione e lacerazione.
L'uno che non dimentica la verità dell'unione e conosce bene la persona presente dietro a una mano.
L'uno e quel figlio afferma l'esistenza del padre e della madre.
L'uno e una famiglia dice anche la razza umana. Uno è l'uomo; un condominio di esseri microscopici in cerca d'equilibrio, un microcosmo che suppone l'esistenza del macrocosmo.
Uno è quello che c'è e si trasforma in continuazione, ma è anche quello che resta.
Quando il termine comunione smette di essere un rituale e diventa prendere parte di quell'Uno, quello che provi e senti è gratitudine.
L'Uno si rivela quando smetti di parlare e di definire e ti lasci attraversare da quel mondo che non è più solo materia, ma Spirito e Vita.
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