venerdì, 13 marzo, 2015, 17:36
Soli, in compagnia di Dio, lontano dal gioco dei confronti e dei paragoni che creano stupide rivalità e contrapposizioni.
Soli e consapevoli del nostro limite non c'è più alcuna ragione per illudersi di essere migliori degli altri.
Soli e riconoscenti per ogni singolo respiro e per tutti i nostri giorni.
Soli e disponibili ad accogliere l'infinita misericordia, quella che tocca il cuore e dà vita a segni di riconciliazione e di pace.
Soli con Dio che conosce quello di cui abbiamo realmente bisogno.
Soli con le ferite del nostro cammino, in presenza di Colui che guarisce e rialza chiunque è caduto.
Soli, in quel silenzio che tutto abbraccia e permette a ogni uomo di trovare consolazione e di tornare a casa con un volto sereno e rassicurato.
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giovedì, 12 marzo, 2015, 17:35
Tutti possono sentire, ma l'amore ha inizio solo in chi decide di ascoltare.
L'amore è di chi ascolta e prende coscienza di essere amato senza alcuna condizione.
L'amore è di chi ascolta e trova quiete in quel silenzio che non lascia Dio all'ingresso della propria porta, ma spalanca la propria anima perché possa liberamente entrare.
L'amore è di chi ascolta e trova la forza e il coraggio di fare spazio al proprio fratello, perché quando il cuore è colmo dell'affetto di Dio non può che rispondere con tutta la riconoscenza di cui è capace.
mercoledì, 11 marzo, 2015, 16:54
E' un ladro di parole, un'ombra che sottrae i gesti più elementari della comunicazione, un demone muto che chiude le labbra della vittima...
E quando l'uomo ritrova il dono di una parola, qualcuno attribuisce quel suono all'opera del maligno.
Non lo hanno sentito quel segno che continuano a chiedere?
Non hanno assistito al dono di una Parola che restituisce le parole a chi è condannato al silenzio?
Il bene andrebbe riconosciuto e accolto mettendo da parte quella diffidenza che non solo evita di ringraziare, ma suggerisce sfiducia e sospetto.
Il bene, anche oggi, ha bisogno di occhi attenti e di parole che lo sappiano scrivere e raccontare.
martedì, 10 marzo, 2015, 20:32
Più o meno in regola, con le carte lette abilmente nella direzione della convenienza e la coscienza messa a tacere quando affiora il dubbio che non sia proprio così.
Più o meno in ordine, con un'interpretazione formale della regola e la trasgressione consentita da un abile gioco di prestigio che rende giusto anche quello che giusto non è.
Più o meno alla ricerca di uno sconto, di una logica che gioca al ribasso ed evita accuratamente di rimettersi in questione.
Più o meno lontani dal cuore che suggerisce di andare oltre per dare compimento alla bontà delle nostre azioni.
Più o meno, se ci penso bene, manca sempre qualcosa perché il mio senso di giustizia non sia solo apparente.
Più o meno quel Vangelo che non impoverisce la legge, ma la illumina di un senso più profondo capace di dare compimento e calore alla freddezza di una norma ridotta a lettera morta.
lunedì, 9 marzo, 2015, 16:38
Se conservo gli appunti che evidenziano le offese subite e ho deciso che oltre non si può proprio andare, la vita continuerà a starmi stretta e il desiderio di pareggiare i conti non sarà mai sazio sino a quando non scaglierò la pietra che comunque tengo in mano.
L'incognita del perdono, quando è reale, ha lasciato andare il passato e ogni rancore per fare spazio alla novità del presente.
L'incognita della riconciliazione, quando è autentica, smette di guardarsi le spalle e osserva quel che ha davanti.
Il perdono è una misura incalcolabile, una cifra che sfugge perché si fonda sulla consapevolezza di un Dio che non considera il numero dei nostri errori, ma continua a voltare pagina restando in paziente attesa che i nostri scarabocchi diventino disegni armoniosi.
E quando sai che la risposta sarà ancora e sempre un gesto di perdono, settanta volte sette, ti sembrerà comunque poca cosa.
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