mercoledì, 14 gennaio, 2015, 17:05
E' davvero impossibile rallentare il passo?
Siamo davvero costretti ad andare più forte per sopravvivere?
E' vita quella che scorre senza un minimo di consapevolezza?
Ci sono persone che non riesci più a distinguere da un'agenda: un appuntamento dietro l'altro, il pensiero che si agita tra prima e poi ed è perfettamente estraneo al momento presente.
Se decelleri sei fuori, se non hai una lista infinita d'impegni ti senti un perdente...
Ok! Mi sta bene, voglio essere un perdente.
Scelgo il passo della chiocciola e mi riprendo il mio tempo.
Scelgo di riflettere prima di rispondere.
Scelgo di meditare prima di affrontare una giornata.
Scelgo la fatica di pensare con la mia testa e rinuncio alla scorciatoia dei troppi copia e incolla.
Sono qui, in questo istante sono qui e voglio sapere dove mi trovo.
Il viaggio finisce prima di quanto possiamo credere: le agende, nella migliore delle ipotesi, diventeranno carta da riciclare, i ricordi restano.
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sabato, 10 gennaio, 2015, 12:00
Le cinque del mattino
la luce ancora lontana
il pensiero è lucido
sorseggio lento un caffè
mi arrendo alla vita
provo stupore e meraviglia
per un semplice respiro
è il mio cuore che batte...
Resto seduto ancora un po'
chiedo asilo agli angeli
penso di averne più di uno,
ascolto le loro opinioni
prendo qualche appunto
carico la lavatrice
accarezzo i miei gatti
sto bene, sono felice.
mercoledì, 7 gennaio, 2015, 18:55
Ho ascoltato quel che dice la pancia e ho preferito tacere l'assurdità delle parole dettate dalla paura.
Ho preso in considerazione quel che suggerisce la mente e i molteplici punta di vista che troppe volte considerano giusto quel che appare come conveniente.
Ho, infine, ritenuto più opportuno il silenzio e la preghiera che riconducono al mistero di un Dio lontano da ogni fazione.
Pensare che Dio debba per forza scegliere da che parte stare mi sembra una bestemmia. Dio attende ancora che Caino e Abele trovino un accordo e un modo più pacifico di vivere.
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venerdì, 2 gennaio, 2015, 09:40
Mia sorella non ha parole
quelle che ancora ricorda
sono di un altro mondo
e suonano poco comprensibili.
Mia sorella non ha parole
bussa spesso alla mia porta
ma non sa dire pane o vino
agita nervosa le sue mani.
Mia sorella non ha parole
porta un velo sulla testa
tre bambini e uno in arrivo
uno per mano e un passeggino.
Mia sorella non ha parole
suo marito proprio non vuole
attende seduto il suo ritorno
e guai se la borsa sarà vuota.
Mia sorella non ha parole
una sosta al centro d'ascolto
ma senza parole è dura capire
senza parole chi ti ascolta?
Mia sorella non ha parole
aspetta impaziente il suo turno
non hai paura del freddo
quando cerchi un piatto caldo...
Mia sorella non ha parole
dovremmo versarne più di una
nascoste tra i pelati e la pasta
perché solo la spesa non basta.
Mia sorella non ha parole
ha bisogno di un maestro
di un verbo e di un pronome
di un aggettivo e di una congiunzione.
mercoledì, 17 dicembre, 2014, 11:04
Una festa dietro l'altra, le stesse patatine e la stessa coca cola, le aranciate e le pizze, le nutelle che fuoriescono dagli orecchi che più non sanno ascoltare quel che accade dentro.
La parrocchia concepita come un parco giochi protetto, esonerato da un qualunque compito educativo.
La fuga dei cervelli da un qualunque attimo di silenzio, l'aridità che più non cerca un senso, ma un luogo tra i tanti in cui passare un po' di tempo.
Il nome di Dio che non si pronuncia più, neanche invano: che bisogno c'è di chiamarlo in causa?
Il Natale? Che cosa a che fare Dio con il Natale?
Resiste la forma e svanisce il contenuto, si moltiplicano gli addobbi e crescono le dimensioni dei pacchetti, ma non c'è traccia del dono.
Non è che abbia più tutta questa voglia di perdermi nel ginepraio dei rapporti umani e delle troppe chiacchiere prive di un qualunque desiderio reale di comunicare.
Cerco rifugio nella preghiera silenziosa, nel deserto dove talvolta affiorano i demoni, ma sempre più spesso trovo la compagnia degli angeli.
Contemplo un bicchiere vuoto e accetto di vivere l'assedio del nulla che continua ad avanzare senza darsi tregua.
E quando mi accorgo di non avere niente per colmare quel bicchiere, la sincerità di una lacrima è comunque sufficiente per ricominciare.
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