giovedì, 15 settembre, 2011, 11:29
Siamo insieme, siamo sempre stati uniti e così accadrà nel tempo che, ancora verrà.
Siamo insieme e non siamo mai stati separati, perché la divisione è una bugia che osserva col limite dello sguardo e tocca con la fragilità di una mano.
Siamo insieme e il multiverso olografico è un gioco che si apprende per gradi, abbandonando la volontà di giudicare e di definire ogni cosa, per lasciare al mistero il compito di continuare a raccontare.
Nell'occhio c'è la mano e nel piede c'è il suolo che hai calpestato: le forme sono del tutto provvisorie e mutano come parole ripetute infinite volte sino a perdere il loro significato, per ritrovarsi spoglie, nell'armonia di un suono intimamente connesso al mondo intero.
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mercoledì, 14 settembre, 2011, 11:15
Non fa più rumore il silenzio delle parole che non ho detto: ho pensato per tre decenni che ne avrei coltivato in eterno il rimpianto; poi, in un giorno qualunque, ho capito quanto sia stato un bene tacerle.
Scorre il silenzio della musica che ho ascoltato, quella che ha scelto di restare e che i miei orecchi non hanno consumato mentre colmavo il tempo delle parole non pronunciate.
Apro il calendario dei silenzi che verranno e rinuncio alla vanità di dire quel "per sempre" che le parole dette o taciute finiscono sempre per tradire.
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martedì, 13 settembre, 2011, 09:45
Se solo immaginassi quanta abbondanza è in te, allora, abbandoneresti la logica del piagnisteo di chi pensa che nulla sia mai sufficiente.
La miseria delle parole, degli atteggiamenti e dei lamenti, a forza di ripetere se stessa diventa reale e la vita di chi racconta il proprio piatto che piange è, inevitabilmente, povera e vuota.
C'è chi non trova relazioni significative e osserva le persone che transitano nella propria vita, come se fossero limiti e impedimenti, là dove uno sguardo differente scorgerebbe risorse e opportunità.
C'è chi dispone del necessario, del superfluo e di qualcosa in più, ma assume lo sguardo torvo e inquieto di chi teme di non poter arrivare a fine mese.
C'è chi vive un giorno di salute nel timore che una malattia qualunque bussi alla sua porta e, di fatto, la malattia è già entrata in casa sua.
La ricchezza del denaro, della salute e delle persone accanto, prima di essere determinata dalle circostanze materiali appartiene alla situazione in cui versa il nostro spirito: se non prendi coscienza di quel che sei, un po' alla volta diventi quel che hai e quel che possiedi, sarà sempre meno di quel che desideri.
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lunedì, 12 settembre, 2011, 11:01
Quando la vita comincia a invecchiare,
la vita ch'è stata giovane
la vita un tempo ingenua
la vita dei carichi tenuti in mano
la vita dei treni osservati passare
la vita in sosta nel parcheggio dei se...
Quando la vita comincia a sfiorire,
la vita che aspettava un segno soltanto
la vita prigioniera di una partita doppia
la vita sussurata e avresti dovevuto urlare
la vita chiacchierata di inutili parole
la vita senza ricevuta di ritorno...
Quando la vita perde ogni entusiasmo,
la vita che ha mentito così bene
la vita, a volte, sembrava così vera
la vita lontana da ogni tipo di marchetta
la vita ben distante da carriera e successo
la vita che ti ha reso mortalmente saggio...
Quando la vita era battesimo ed è funerale,
la vita che ti ha mostrato il suo volto
la vita che ha digrignato i denti
la vita nell'infinito tondo di un cortile
la vita promessa e poi scherzo d'aprile
la vita che ha bussato spesso invano...
Quando la vita voleva semplicemente vivere,
nulla vieta il gioco di ricominciare
di lasciare quel che più non serve
di prendere il respiro che ti hanno rubato
di scuotere la troppa sabbia nei calzari
e di provare più decisi a cambiare.
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giovedì, 8 settembre, 2011, 09:18
Le tue bugie non fanno più male
ma restano comunque menzogne
e osservando quello che manca
resto sereno e dico a me stesso
quelle zone bianche non sono mie
quelle assenze sono tutte tue...
Questo lavoro non conosce fine
la buona volontà non basta mai
lo struzzo affonda la testa
cerca rifugio tra la sabbia
non sente e non vuole ascoltare
non vede e non vuole ricordare.
C'è un debito che devi pagare
per gli anni che mi hai sottratto
per l'entusiamo che non ho più
per le troppe notti difficili
per le esequie del mio sogno
perché senza fine, vano è l'inizio.
Guardo in alto e chiedo giustizia
quella che gli uomini non sanno dare
preoccupati della nuda apparenza
del protocollo e della forma
che riproduce e alimenta se stessa
senza uno straccio di vera ragione.
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