venerdì, 16 dicembre, 2011, 09:25
Lo senti quel cielo che riposa d'inverno
quella notte apparente più lunga del giorno
quel cuore a riposare e fare spazio
a chiudere gli occhi e sognare la luce...
Le tinte pastello sfumate di affetto
biglietti d'auguri scritti a matita
bucce di mandarino sui termosifoni
il muschio, le statuine e un po' di fieno.
La ricca povertà di desideri leggeri
la misura e il rigore di un'altra festa
il dono più nel cuore che nella tasca
il vecchio ancora accanto al bambino.
Non è ieri, forse sarà anche oggi,
per chi sceglierà il cammino dei pastori
la gioia semplice di una famiglia
l'attesa senza bramosie e inquietudini.
Non è ieri, certo è già oggi,
in una speranza che sa accendersi
in una parola che si fa perdono
in una mano qualunque che si apre.
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mercoledì, 14 dicembre, 2011, 10:16
Se di una parola ne farai racconto
di un prato incolto, un giardino
se una piccola luce sarà già mattino
e poche note diventeranno canto...
Se di poca sabbia scriverai deserto
del tuo silenzio un attimo di pace
se l'eco del vento scioglierà la voce
e un battito d'ali busserà alla porta...
Se la sorpresa sarà già meraviglia
di un nuovo colore vestirai tuo sogno
se sceglierai di accogliere il segno
e una casa sarà affetto, notte e paglia...
Se l'angelo varcasse piano la tua soglia
di ogni paura acenderesti un sorriso
se quiete fosse già il tuo paradiso
e un gioco bambino si facesse veglia...
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lunedì, 12 dicembre, 2011, 08:16
Non è mai semplice invecchiare ma inaridire è peggio.
Le rughe raccontano un'età e dichiarano saggezza, però...
Mi chiedo dove sia la sapienza in un vecchio che diventa geloso del sorriso e della meraviglia di un bambino.
Osservare chi corre e abbandonarsi alla sofferenza delle proprie gambe stanche, concedersi all'invidia e non saper gioire della giovane vita che ci passa accanto...
Provare gelosia per quelle voci che strillano e arrabbiarsi con il fiato che non sostiene più il proprio canto...
Non sono le troppe stagioni a scrivere vecchiaia sulla nostra pelle, ma quella dannata impermeabilità al linguaggio dei sentimenti e degli affetti, quel deserto arido che ferisce la terra per assenza di compassione e chiude il cerchio della vita nell'isolamento che mormora dove dovrebbe ringraziare.
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mercoledì, 7 dicembre, 2011, 08:16
Si tagliano alberi secolari per continuare a vivere la favola del natale. Alberi di 37 metri e, se possibile più alti, per quel narcisismo incontrollato che non ha mai smesso di giocare a chi ce l'ha più lungo.
Piccoli abeti per famiglie e altissimi pini da esibire in un falso giardino che accende luci artificiali e ignora del tutto il buio che si porta dentro.
Non è più tempo di tagliare inutilmente un albero, meglio sarebbe piantare una foresta.
martedì, 6 dicembre, 2011, 08:09
Trenta lunghissimi anni e forse qualche giorno in più, non sono riusciti a cancellare un abbraccio che dopo poche parole, riaffiora con la stessa naturalezza della gioventù di ieri.
Pensi con intensità a una persona e, misteriosamente, si mette in moto un processo che un tassello dopo l'altro ricompone una storia rimasta in sospeso...
In più di una situazione, la vita sembra rispondere alla misura del nostro desiderio: se non riusciamo a immaginare il volto di una persona, difficilmente riusciremo a ritrovarla e se non crediamo alla possibilità di un abbraccio, anche la realtà sembra comportarsi con la stessa logica.
Le buone notizie, prima ancora di essere un fatto esteriore, appartengono all'interiorità del nostro essere; pretendere di leggere su un giornale quel che non abbiamo scritto nel nostro cuore è un po' come osservare un bicchiere d'acqua nella speranza che guardare sia sufficiente a estinguere la sete.
Le buone notizie vanno ascoltate, lette in profondità e, subito dopo, raccontate come un impegno, una responsabilità che crede profondamente al proprio desiderio e alla sua realizzazione.
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