mercoledì, 18 aprile, 2012, 16:41
Di che si discuteva in quel di Stresa neanche troppi anni fa?
Di che cosa si parla in compagnia di Rockfeller, di Clinton, di Tony Blair e di un centinaio di uomini tra i più potenti della terra?
Può rispomdere anche Romani Prodi, uno tra i pochi Italiani che abbia avuto l'onore di una convocazione di questo calibro...
A un terrestre qualunque non è dato di sapere e conoscere quali argomenti si affrontino in un contesto di quel genere, ma è lecito supporre che il golf o la vela non rientrino nel programma.
Se non c'è nulla di male nel mettere insieme banchieri, politici, reucci e affini, perché tutta questa segretezza che in una stagione in cui si riesce a scoprire tutto di tutti, lascia del tutto bianche le pagine dei giornali?
Se pensi che in quel luogo si discutano le sorti del mondo, allora, sei immediatamente un complottista degno di essere deriso e ridicolizzato.
Però, a un certo punto della nostra storia, un personaggio come Mario Monti diventa presidente del consiglio senza uno straccio di elezione e con i partiti che stanno lì a guardare, così contenti di portare a casa gli stessi denari mentre il parlamento giace in stato semicomatoso e continua a dire sì svuotando le tasche degli Italiani che sono numeri e non contano più nulla.
Le bugie di un leader come Berlusconi, a mio parere, sono meno pericolose del silenzio ieratico di quest'uomo che parla come un bancomat e respira come un defibrillatore.
Siamo fermi, in attesa del prossimo messia e dimentichiamo che dobbiamo riprenderci questo paese ed essere la speranza che in questo momento stiamo giocandoci al casinò dei tecnici.
Brutta Italia e, sentir parlare di equità e giustizia da chi frequenta e ha frequentato coloro che continuano a giocare con le nostre vite non è certo un bel calendario.
La sinistra che s'infilava assiduamente tra le lenzuola dell'uomo di Arcore, riesce a sentirsi al governo con un presidente del consiglio che profuma di Goldman Sacs e nuovo ordine mondiale.
La destra si sente a casa propria e vota come la sinistra.
Va tutto bene, la crisi è finita e non si può neanche più dire il contrario.
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venerdì, 13 aprile, 2012, 18:05
"Gli uomini non cambiano, prima parlano d'amore" e subito dopo te li ritrovi seduti sul divano, con una birra in mano, la partita di non si sa bene cosa e il rutto liberatorio sul tavolino d'appoggio.
Le donne invece cambiano e le pulizie di casa, a volte, non hanno neanche più voglia di farle loro. Sono stanche, stressate, deluse, risentite e afflitte... proprio come gli uomini.
Quando devo far le pulizie, se proprio mi tocca e, un po' mi tocca per forza, cerco rifugio negli anni 80/90 e scelgo la dance che trasforma l'aspirapolvere in un asta microfonica e il grembiule in un abito da scena e vado con la mia playlist preferita.
Si parte con Go West nella versione dei Pet Shop Boys e si prosegue con Enola Gay dei mai dimenticati O.M.D. Per spolverare chiedo la collaborazione Di Madonna con La isla bonita e dei Cakes con la loro versione "trascurata" di I will survive.
Il bagno chiede il supporto degli Spandau Ballet e della mitica I'll fly for you, mentre in cucina suona benissimo la Batdance di Prince.
E la vostra compilation per le pulizie qual è?
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giovedì, 12 aprile, 2012, 18:57
Non è più il tempo dei piccoli fogli di carta che scivolavano da una mano all'altra con il rossore delle guance e l'ansiosa attesa di una risposta che confermasse uno stesso sentimento...
Oggi l'amore si scrive a caratteri cubitali e si urla con disinvoltura in ogni dove: sulle pagine di un social network, in un salotto televisivo o sulle pareti di una casa d'epoca.
Oggi la misura dell'amore è pari all'ostentazione di cui non si può che andare fieri e intenso come un pessimo deodorante che annuncia l'ingresso dell'amante qualche decina di metri prima del suo arrivo.
L'unica controindicazione di questo amore urlato è che passa come la febbre, così com'è venuto se n'è già andato e, svanisce, prima che l'emozione possa diventare un sentimento degno di questo nome.
La tinta indelebile cattura la superficie di un sottopassaggio o si aggancia con un lucchetto a un ponte che passa con eleganza dai tre metri sopra al cielo a quelli sotto terra.
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mercoledì, 11 aprile, 2012, 09:40
Sei passato accanto alla fortuna, l'hai recisa con un taglio netto o, l'hai strappata a forza all'incredulo prato che ignora del tutto le ragioni della voracità umana. L'uomo che raccoglie, immagazzina e colleziona: infila spilli nel sedere di una farfalla, incolla carcasse di coleotteri e impaglia volatili per il puro gusto di possedere quello che a tutti dovrebbe appartenere.
La fortuna andrebbe colta e non raccolta, osservata con la magia di chi rispetta la vita, contemplata in quel luogo interiore che sincronizza l'origine e la finalità dei nostri giorni su questa terra.
La fortuna è prendere coscienza di quel che già abbiamo ricevuto e un quadrifoglio o una coccinella sono solo un piccolo segno per ricordarlo a noi stessi.
La fortuna è l'uomo che si affida a Dio come fanno i gigli del campo o i passeri che sanno far festa per qualche briciola di pane.
Sei passato accanto alla fortuna e l'hai raccolta per timore che altri, meno onesti e buoni, potessero portarla a casa: l'hai vista sfiorire di fronte ai tuoi occhi e ti ostini a non capire che quanto è fuori di te, cerca un riverbero in quello spirito che continua a dormire un sonno avido, stupido e insignificante.
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lunedì, 2 aprile, 2012, 08:18
Localizzati a New York, geotaggati a Budapest, identificati a Brasilia...
Si viaggia sempre, si può esplorare lo spazio, si può arrivare ovunque, ma questa terra resta comunque una prigione se non decolla il volo che dal centro del nostro essere si muove a cercare l'origine del respiro, lo scopo di tanto camminare e il punto di arrivo dei nostri giorni contati.
Chi si ostina a cercare il privilegio della prima classe transiterà dalla culla al carro funebre, passando ripetutamente dal via, un po' come si fa nel gioco del monopoli.
Chi cerca la formula del successo, continuerà a consultare manuali e guide e tra un mal di testa e l'altro, aumenterà unicamente la propria confusione.
Chi si attarda di fronte allo specchio, prima o poi, cercherà di eliminare quelle rughe e non si accorgerà che quei segni sul viso, sono una mappa preziosa che chiede di essere decifrata.
E' davvero un'altra città quella in cui potrei essere felice?
Sono le braccia di un altro uomo quelle che risolvono la vita?
Cambiando situazione economica potrei davvero sentirmi realizzato?
L'illusione del movimento rischia di inchiodarci al punto di partenza.
Aver visitato mezzo mondo senza conoscere più di tanto se stessi e cambiato mille forme, continuando a ignorare il contenuto di quello che siamo, più che una tragedia, sembra quasi una farsa.
Non è facile addentrarsi nei luoghi che appartengono all'anima e non allo spazio; però, ho come la sensazione di non aver ancora affrontato l'unico viaggio che davvero può dare un senso al trovarmi qui, proprio adesso.
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