mercoledì, 18 settembre, 2013, 16:56
L'io differente ti sorprende e già non sei più tu.
Sei un attimo più in là, una domanda si aggiunge alla tua identità e mentre saluti la fotografia di quel che sei stato, si affaccia alla mente un nuovo pensiero che anticipa quello tra poco sarai.
L'io differente abbandona il transito di ogni immagine e non teme l'incertezza: lascia sulla panchina una vecchia abitudine e dà il benvenuto a un altro te stesso che meglio rappresenta quel che sei diventato.
L'io differente ascolta il mondo e quando ha capito l'antifona, lo lascia girare con le sue vecchie convinzioni e riprende il proprio cammino.
Non è sempre simpatico, l'io differente non ha bisogno d'applausi e obbedisce nel profondo a quel desiderio di crescere che ripudia l'omologazione dell'essere adulto.
L'io differente saluta e ringrazia il giorno che se n'è appena andato e subito dopo si rivolge dove l'aurora va a presentare il nuovo mattino.
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lunedì, 16 settembre, 2013, 10:43
La sofferenza che mediamente dobbiamo sopportare è più che sufficiente.
Se davvero l'uomo è così intelligente, dovrebbe prendere coscienza di essere l'unica creatura capace di generare tanta sofferenza al pianeta in cui vive.
Se davvero l'uomo è così umano, è tempo che si adoperi un po' di più nell'esercizio della compassione.
Se davvero l'uomo è a immagine di Dio, è necessario che riconsideri ogni bene di questa terra come una responsabilità ben precisa.
Il dolore del tutto inutile non ha senso né ragione, consuma e divora tutto quello che tocca e porta sempre la firma di un'umanità corrotta e inconsapevole.
mercoledì, 11 settembre, 2013, 10:57
Non ti credo più, quando mi dici che non posso alzarmi in volo, che sono troppo pesante e privo d'ali, non do più alcun peso alle tue parole.
Fai bene a ripercorrere in tondo il cammino di sempre, ma in quella tua sicurezza non vedo altro che rinuncia, paura e noia.
Se ti dicessi che è possibile, se ti raccontassi alcune delle mie traiettorie, mi guarderesti con la tua compassione, come si è soliti fare con un folle o con un esaltato: ma c'è qualcosa di più assurdo del mondo, e dei suoi tanto celebrati riferimenti?
Io, come loro, non riesco a rinunciare al mio tratto di cielo e quando il pensiero si fa leggero mi accorgo che non c'è nessun limite per chi desidera distendersi in volo.
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sabato, 7 settembre, 2013, 10:51
Quando sono gratitudine io sono il giardino...
Sono il filo d'erba e la goccia di rugiada di un mattino sul finire dell'estate.
Sono il vecchio pino e la sua voglia di puntare dritto verso il cielo per ospitare il nido delle ghiandaie e dei codirossi.
Sono il fiore del trifoglio che sa bene chi sia il sarto capace di vestirgli addosso tanta bellezza.
Sono la vecchia gatta che chiede ancora una coccola e ti rasserena quando viene sera.
Sono la mano che ascolta il canto della rosa e il piede che si sposta se vede una formica o una cavalletta.
Sono la coscienza che tutto unisce e nulla separa.
E se ti sembra folle quello che sto dicendo, allora, cerca un attimo di gratitudine e scoprirai che anche un mondo ferito come quello in cui vivi, può e deve essere letto con la consapevolezza di un cuore aperto...
Un attimo di gratitudine e il cuore può lasciare uscire il dolore e la sofferenza che ti ostini a trattenere inutilmente.
Un attimo di gratitudine e diventi la casa che hai sognato e per cui provi nostalgia.
Un attimo di gratitudine e puoi smettere di osservare il giardino, perché questa volta il giardino sei tu.
martedì, 3 settembre, 2013, 11:07
Te li ricordi ancora
i penseri a cavallo delle nuvole
le immagini dentro e fuori di te
il cielo che chiama a raccolta
nel vento che muta ogni istante...
Te li ricordi ancora
tutti i futuri che scorrevano
i sogni del tutto ignari del limite
distesi sul prato che oggi è cemento
nel tempo che oggi più non c'è...
Te li ricordi ancora
le pecore che diventavano cani
un naso sfumato in montagna
come la giovinezza adesso vecchia
che dispensa un po' di nostalgie.
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