lunedì, 19 agosto, 2013, 19:44
Non è vero che sono "tecnologico" e posso fare tutti gli sforzi del caso, ma non ritengo un gran complimento essere etichettato in questo modo.
Ho nostalgia del vinile, rimpiango la pellicola cinematografica che presto non produrrà più nessuno, mi mancano le cabine telefoniche e sono ancora affascinato da una meridiana.
Sono tecnologicamente superato e, se anche faccio uso di un certo numero di oggetti tecnologicamente avanzati, prima o poi finirò col lanciarli il più lontano possibile.
Ho sempre pensato che la tecnologia della comunicazione ci avrebbe arricchito di mezzi per veicolare più facilmente dei contenuti, ma sono sempre più consapevole che questi strumenti ci sottraggono da un qualsiasi rapporto che si possa definire umano.
Vado a cena con coetanei che non mollano mai il loro smartphone e non riescono ad ascoltare per un solo minuto quello che stai dicendo. Parlano con lunghe pause e un numero non indifferente di intercalari che gli permettano di seguire una discussione su facebook e di simulare interesse per i loro commensali.
Un viaggio in treno non si ferma su un solo paesaggio, gli occhi annegano sullo schermo di un tablet o si chiudono così come gli orecchi prigionieri di un'auricolare.
Intere discussioni sono l'eredità di un copia-incolla mentale che sa di tutto un po' senza un minimo di approfondimento personale.
Scarichiamo cento libri e non ne leggiamo nessuno, scattiamo migliaia di foto che non guarderemo mai e campioniamo musica che sarebbe insopportabile anche in areoporto.
Chiudiamo i campetti da calcio mentre l'idiozia televisiva racconta di moviole in campo e acquistiamo l'ultima maglietta della squadra di calcio per giocare interminabili sfide con la consolle dei videogiochi preferita.
Non sappiamo più trascorrere una serata con la semplicità di un gioco da tavolo e non sappiamo più scrivere una sola lettera che sia fatta di carta, inchiostro e affetto.
Mi sento abbruttito dai troppi mezzi di cui dispongo e dalla poca voglia d'incontrare realmente ogni singola persona.
Dopo aver riempito la mia casa di troppe cose inizio a sentire il bisogno di autoeducarmi a un uso più responsabile di mezzi che non hanno l'anima incorporata e che privi del mio spirito sono solo beni di consumo fini a sé stessi.
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martedì, 13 agosto, 2013, 11:49
Hanno paura della loro ombra e di un'immagine distorta riflessa da uno specchio d'acqua.
Hanno paura dei propri pensieri e temono l'opinione del primo idiota che apre bocca senza valutare l'ipotesi di un solo pensiero non omologato.
Hanno paura del colore della pelle e di chiunque si trovi in uno dei tanti sud di cui è fatto il mondo.
Hanno paura di chi vive viaggiando e di chi si sposta con un mezzo diverso da un'automobile con più di qualche anno di vita.
Hanno paura di chi prova un sentimento e di chi stabilisce un contatto reale con le persone.
Hanno paura di chi non possiede un cellulare e di chi scrive lunghe lettere dal proprio silenzio.
Hanno paura dell'amore e si tengono alla larga dalle amicizie giudicate poco convenienti.
Hanno paura dell'affetto di un animale e temono qualunque essere vivente che non risponda ai requisiti delle razze maggiormente in voga in un determinato momento.
Hanno paura di tutto ciò che considerano strano e di qualunque esperienza che riconduca alla verità della persona.
Hanno paura di tacere e moltiplicano le parole con l'unico intento di confondere e di difendersi da ogni possibile forma di comunicazione.
Ragazzo mio, il problema non sei tu e la tua diversità è una ricchezza che si è miseramente perduta per l'ignoranza di chi sceglie un insulto per ogni cosa che non riesce a capire.
Ragazzo mio, scegli di trarre forza dalla tua fragilità perché non c'è coraggio nella violenza verbale e fisica di chi non ha ragioni né idee, ma solo una fottuta paura di vivere in un mondo in cui hai diritto di esistere anche tu.
domenica, 11 agosto, 2013, 08:31
Noi siamo qui ed è perfettamente inutile sognare una montagna con i piedi a bagno nel mare.
Noi siamo qui con gli occhi che annegano sulla pagina di un libro e la testa che attende il segnale di un nuovo messaggio sul cellulare.
Noi siamo qui a cambiare un pannolino e a immaginare come sarà da grande questo bimbo che cresce così in fretta.
Noi siamo qui con un viaggio che parte e la strana idea che tra qualche giorno saremo di nuovo a casa.
Noi siamo qui bambini che si sognano adulti.
Noi siamo qui vecchi che si ricordano bambini.
Noi siamo qui con un'insalata di pomodoro nel piatto e il desiderio di una pastasciutta fumante.
Noi siamo qui e vorremmo sempre essere altrove.
Noi siamo qui e fuggiamo in continuazione pensando che la felicità sia in un altro posto.
Noi siamo qui, e se davvero siamo qui con lo spirito attento e il cuore libero, allora possiamo trovare la quiete che abita il giardino in cui stanno camminando i nostri passi, proprio adesso.
venerdì, 9 agosto, 2013, 09:25
Ti sei sempre chiesto come sarebbe stata la tua vita da grande...
Pensavi che l'essere piccolo fosse un limite: tutti rispondevano che eri troppo piccolo per questo o non abbastanza grande per quello...
Il mondo degli adulti è una costellazione di piccole bugie e di grandi menzogne che hanno l'unico intento di mantenere vivo uno stupido copione in cui gli esseri umani devono dimostrare di essere più alti di quanto sono.
I giganti battono spesso la testa, hanno case che non sono mai adeguate alle loro esigenze e calpestano inconsapevolmente qualunque cosa sia più piccola di loro.
Allungano i tacchi per andare più in alto o crescono di statura indossando strani copricapo che dovrebbero conferire una dignità che è più grande di loro.
Tutta questa grandezza, tutto questo spreco che non ha nulla a che spartire con il mondo reale...
Puoi anche morire col coccodrillo più lungo e con la tomba a tre piani, puoi bussare alle porte del cielo e chiedere la suite più consona al tuo grado, puoi finalmente sentirti tra pari mentre chiacchieri con il nulla della divinità riflessa dal tuo specchio...
Meglio sarebbe capire la vera natura del problema; smetterla di sentirti troppo piccolo e di agitarti per diventare l'arroganza e la presunzione di chi si sente grande.
Meglio sarebbe essere quel che sei e rispedire al mittente quella parte che il tuo spirito non può sostenere senza pagare il prezzo di una vita prigioniera della propria finzione.
Perché il vero problema è che sei troppo grande e per riuscire ad andare altrove, per vedere la realtà di questo mondo e capirne il senso, è necessario scegliere l'infinitamente piccolo che sa contemplare il mistero del proprio respiro.
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giovedì, 8 agosto, 2013, 10:36
Ho chiamato e non hai risposto.
Hai alzato il ricevitore senza riuscire a camuffare quella voce che ha tradito il fastidio per la mia intrusione.
Ho chiamato inutilmente altrove e una seconda voce sbrigativa non ha nascosto la poca voglia di ascoltare la natura dei miei problemi.
Due no sono più che sufficienti per rinunciare a qualsiasi altro tentativo...
Busso alla porta del mio essere e chiedo silenzio: so bene che in quello stesso giorno, pur con tutte le mie ferite, ho comunque fatto spazio a chi aveva un problema più grande del mio.
Non ho sbagliato quando ho chiesto aiuto e, forse, non ha sbagliato neanche chi me lo ha rifiutato: è semplicemente andata così.
Perché è così che, spesso, va il mondo e non possiamo che imparare ad accettarlo per quello che è.
Per sognare cieli e terre differenti è necessario avere le mani sporche di fango.
Per sognare un'altra vita bisogna essere consapevoli del limite di quella presente.
Chiudo gli occhi e accetto di essere solo.
Chiudo gli occhi e provo a farmi compagnia.
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