mercoledì, 21 settembre, 2011, 10:02
Qualcuno detta a bassa voce
un giardino senza fretta
una panchina per aspettare
una fontana da osservare.
Un passo rallenta e respira
cammina senza calpestare
un piede ascolta la terra
e l'universo in piedi sta.
Ogni apparente separazione
ricorda l'unità senza tempo
il ventre caldo di una donna
la luce soffusa della quiete.
Qualcuno detta a bassa voce
le memorie di un giardino
la folle corsa resta fuori
ed è buono e giusto attendere.
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lunedì, 19 settembre, 2011, 09:47
Le fate devianti non abitano nei boschi in compagnia di gnomi e folletti, ma appaiono con maggior frequenza grazie al satellite o al digitale terrestre.
Non sono sciocche come si può pensare e sanno bene che lavorare in un call center può essere stressante e, anche con una laurea a disposizione, oggi, non è così semplice trovare un qualunque lavoro.
Qualcuno ha insegnato loro che la vita può essere più facile, soprattutto se madre natura le ha dotate di un corredo cromosomico adeguato.
Qualcuno le ha iscritte a un concorso o le ha presentate a questo che conosce quello ed è parente di quell'altro.
Qualcuno le ha convinte che realizzare un sogno costa qualche sacrificio e che agitare una borsetta tra le piante può essere degradante, ma se sai scegliere la giusta muta di lenzuola per concederti a uno dei tanti "macho" prestati alla politica, tutto cambia.
Se scegli bene il prodotto, non ha alcuna importanza se latri anziché cantare, se reciti peggio del detersivo che reclamizzi, se non sai neanche leggere una classifica di un qualunque campionato, ma sai sorridere così come conviene.
L'antico mestiere si evolve e questo mondo continua a parlare la lingua dei maschietti che a ogni età necessitano di una o più "badanti" per sfuggire al logorio della vita moderna.
Tutto è comprensibile e ogni debolezza è sdoganata al punto che puoi anche fartene un vanto e trovare numerosi estimatori tra i poveri operai, che hanno comunque la licenza di sognare di fare i presidenti del consiglio a tempo perso.
Le fate devianti possono fare incetta di figurine di calciatori e trovare più di un articolo in prima pagina un po' ovunque: almeno sino a quando gli elfi troveranno gioco facile nel proporre la deviazione come una situazione del tutto lecita e decisamente normale.
venerdì, 16 settembre, 2011, 11:04
Dov'è la vittoria quando anche chi vince urla di rabbia e non sa sorridere?
Dov'è la vittoria se diventa più importante la sconfitta dell'avversario del proprio trionfo?
Dov'è la vittoria se a impugnarla sono sempre gli arroganti e i violenti?
Dov'è la vittoria se un gioco smette di essere tale e assume dimensioni che escono dai confini del buon gusto e del rispetto degli altri?
Dov'è la vittoria se chi canta sceglie l'insulto e non sa nemmeno più esultare?
Non so proprio da quale parte si trovi la vittoria, ma non è così difficile distinguere gli sconfitti: può sembrare assurdo, ma se ne trovano parecchi anche tra i primi.
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giovedì, 15 settembre, 2011, 11:29
Siamo insieme, siamo sempre stati uniti e così accadrà nel tempo che, ancora verrà.
Siamo insieme e non siamo mai stati separati, perché la divisione è una bugia che osserva col limite dello sguardo e tocca con la fragilità di una mano.
Siamo insieme e il multiverso olografico è un gioco che si apprende per gradi, abbandonando la volontà di giudicare e di definire ogni cosa, per lasciare al mistero il compito di continuare a raccontare.
Nell'occhio c'è la mano e nel piede c'è il suolo che hai calpestato: le forme sono del tutto provvisorie e mutano come parole ripetute infinite volte sino a perdere il loro significato, per ritrovarsi spoglie, nell'armonia di un suono intimamente connesso al mondo intero.
mercoledì, 14 settembre, 2011, 11:15
Non fa più rumore il silenzio delle parole che non ho detto: ho pensato per tre decenni che ne avrei coltivato in eterno il rimpianto; poi, in un giorno qualunque, ho capito quanto sia stato un bene tacerle.
Scorre il silenzio della musica che ho ascoltato, quella che ha scelto di restare e che i miei orecchi non hanno consumato mentre colmavo il tempo delle parole non pronunciate.
Apro il calendario dei silenzi che verranno e rinuncio alla vanità di dire quel "per sempre" che le parole dette o taciute finiscono sempre per tradire.
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