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Un nuovo mondo 
domenica, 22 febbraio, 2015, 17:24


Se non divori avidamente il tuo pane e scegli di spezzarlo e condividerlo con chi ha fame, puoi già sognare un mondo nuovo.
Se consideri il freddo di chi sta tremando e dividi generosamente la tua coperta, il vecchio universo ti sta già abbandonando.
Se chiami per nome lo straniero e lo accogli sino a quando ti diventa familiare, scoprirai di essere meno estraneo anche a te stesso.
Se la semplicità di un bicchiere d'acqua placa la sete di chi ha bussato alla tua porta, l'aridità lascerà i tuoi giorni.
Se farai visita a un malato, sarai tu la medicina che può guarire sia la tua sofferenza che quella del fratello.
Se rinuncerai al facile giudizio e continuerai a rispettare chi ha sbagliato, tornerai incredibilmente ricco dal tuo viaggio.
Perché l'ingresso per il nuovo mondo non è una questione di parole difficili e complicate, ma di gesti concreti che si ripetono ogni giorno.
Perché quel Dio che veneri nell'alto dei cieli, continua a scendere sulla terra e ad assumere il volto e il nome del tuo fratello e del suo bisogno.

Oltre l'apparenza 
venerdì, 20 febbraio, 2015, 18:51


Un mestiere non esattamente tra i più onesti e una buona condizione economica. Certo, c'è anche l'invidia di chi vorrebbe essere al suo posto e il giudizio della comunità che ti esclude con più di una ragione, ma qualcuno va oltre e vede la mano tesa e il desiderio di cambiare, di provare a essere differente...
Qualcuno si espone alle inevitabili critiche e legge la verità di un uomo al di là dell'etichetta che egli stesso si è cucito addosso.
Qualcuno che può rispondere a chiunque tenda la mano per esprimere il proprio bisogno, ma non può fare nulla per chi crede di essere autosufficiente e preferisce puntare l'indice verso il fratello anziché riconoscere il proprio limite.
Si può scegliere di raccontare la propria presunta giustizia o esprimere con onestà e chiarezza la fragilità e il limite.
Per chi opta per questa seconda possibilità, per chi riconosce con umiltà il proprio male, la risposta di Dio, arriverà sempre puntuale.


L'inutile digiuno... 
giovedì, 19 febbraio, 2015, 18:05


L'inutile digiuno salta un pasto e si consuma nella tristezza...
L'inutile digiuno è una rinuncia del corpo che ignora lo spirito: vede quel che ha lasciato, ma non considera quel che avrebbe potuto trovare.
L'inutile digiuno alimenta l'orgoglio e si perde in parole che oscillano tra recriminazione e giudizio.
L'inutile digiuno ti fa sentire migliore degli altri, vede la pagliuzza e sbatte contro la trave.
L'inutile digiuno non comprende quando è tempo di far festa e quando è ora di pensare.
L'inutile digiuno è un atto fine a sè stesso: non può condurre a Dio se non conosce compassione per il fratello.
Quando il digiuno è autentico l'umore non ne risente, il cuore è leggero e quello che davvero resta, è il sorriso profondo di chi ha appena cenato al cospetto di Dio.
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La giusta direzione 
mercoledì, 18 febbraio, 2015, 16:52


Ci vuole un solo istante per perdersi e a volte, una vita intera per potersi ritrovare.
La discesa è invitante e sono tanti quelli che la imboccano senza chiedersi più di tanto, se davvero conduce dove si desidera arrivare.
Per affrontare la salita è necessario alleggerirsi, lasciare a valle tutto ciò che complica inutilmente il cammino senza dimenticare quel che veramente è essenziale.
Quando ti spogli di qualcosa che sembra appartenerti, hai l'impressione di perdere te stesso, ma se consideri le cose quando è passato un po' di tempo, prendi coscienza di essere ancora te stesso.
Abbandonare i movimenti del proprio ego è doloroso; quella voce dentro continua a raccontarti che se vuoi essere veramente te stesso hai bisogno di quell'oggetto, di quel vestito, di quell'opinione, di quel riconoscimento, di quell'approvazione...
Eppure, dopo la fatica iniziale, l'illusione si dissolve e tu sei ancora tu, e ti viene la voglia di accelerare il passo e di continuare.
La giusta direzione non conosce saldi di fine stagione, sconti per addetti ai lavori o scorciatoie per esperti.
La giusta direzione, quella che Gesù chiama croce, ti spoglia un po' alla volta del superfluo e ti rivela il senso di ciò che realmente ha valore nella tua vita.
La giusta direzione è un dolce svetirsi d'ogni apparenza per ritrovare la verità profonda di quel che sarai.

Un altro viaggio 
martedì, 17 febbraio, 2015, 16:18


Sono lontane le immagini tristi di una Quaresima vissuta come un dazio per poter accedere alla Pasqua.
Ho nel cuore il brivido di chi prepara una valigia essenziale per intraprendere un nuovo viaggio e l'entusiasmo di un bambino che desidera conoscere, scoprire, apprendere...
Io sono polvere che ha ricevuto il dono del respiro e prima di essere cenere ho il compito di acccendermi come fuoco per affrontare serenamente ogni notte.
Io sono polvere che respira e Chi mi permette d'inspirare e di espirare mi chiederà ragioni e cuore di tutto il mio percorso.
Via la barba che invecchia il mio viso per iniziare questa nuova avventura.
Quaranta giorni sono un tempo compiuto, un ciclo di albe e tramonti che conducono al giorno che più non muore.
Quaranta giorni per fare pace coi miei fantasmi e ritrovare me stesso, per scegliere la puntualità e la costanza di un appuntamento quotidiano con Dio, con la sua Parola e con la comunità in cui la condivido.
Quaranta giorni per prendere le distanze da tutto ciò che appesantisce, per mettere a tacere le chiacchiere e per rimettere in onda le parole,
per deporre i troppi telecomandi e riprendere il controllo di sè stessi.
Quaranta giorni per fare in modo che ciò che dona la destra non sia esibito dalla sinistra, perché il gesto di ogni elemosina riscopra la verità del dono, per smettere di far di conto e per godere del gesto del lasciar andare.
Quaranta giorni nel segreto di una camera che non abbisogna di spettatori e di applausi, ma di quel silenzio interiore in cui Dio può suggerire una nuova strada da percorrere.


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