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Il talento delle donne 
venerdì, 22 luglio, 2011, 09:39


Ho assistito a una buona parte dei concerti di Astimusica 2011, ho battuto le mani ai mitici Jethro Tull e scoperto Dario Brunori, ma...
quello che davvero mi porto dentro di tutti questi concerti è la voce di Susanna Parigi, le sue parole eleganti, le melodie ampie e ariose di un talento che merita di essere raccontato.
Ho acquistato i suoi cd, perché scaricare gratuitamente gli U2 è un reato, ma sottrarre il giusto guadagno a una giovane artista è un peccato.
Sono figlio di una generazione che ha sempre dato valore alla partitura letteraria di un disco, sono inguaribilmente attratto dalle parole che oggi leggo con attenzione, rigorosamente obbligato all'uso delle lenti che allargano l'orizzonte di un mondo tutto da decifrare.
Nel caso di Susanna tutto ciò è doppiamente vero e il suo ultimo lavoro, "La lingua segreta delle donne" è ancora una volta, un "rendez vous" con parole che riecheggiano motivi letterari e suggestioni musicali che portano alla mente Robert Musil, David Leavitt o Anna Dankovceva...
La collaborazione con Kaballà, un autore con frequentazioni del calibro di Bubola, Branduardi, Pagani o Mario Venuti, non toglie omogeneità ad un lavoro che tocca la mente così come il cuore.
La voce narrante di Lella Costa in Liquida è un valore aggiunto e la pochette é arricchita dalla presenza dei testi in Italiano e in Inglese.
Nei contenuti multimediali ci sono contributi Di Gianna Schelotto, Pamela Villoresi, Ottavia Piccolo, Teresa De Sio, Curzia ferrari, Nerina Mirotti, H.E.R. e il videoclip di Liquida.
Il talento delle donne parla una lingua segreta ma non astrusa o incomprensibile: è un mondo di suoni, immagini e pensieri che lontani da ogni logica commerciale, restituisce uno stile scorrevole e profondo che appartiene alla canzone d'autore o, per una volta almeno, d'autrice.
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La paura che resiste 
giovedì, 21 luglio, 2011, 10:01


Un segno di croce tracciato di fretta
quando la notte ingoia il giorno
dove la luce si abbandona al buio
e la tenebra firma una condanna.
Quel mare che si gonfia di rabbia
sbatte amaro sui denti come scogli
sibila parole dall'oceano del ventre
e sale come onda priva di ragione.
La paura che resiste non ha nome
si annida dove un bimbo non capisce
attende paziente il rombo di un tuono
e arresta la corsa di chi fugge.
La paura che insiste non ha volto
sfoglia le pagine di ogni vita
sceglie una caduta, registra un rumore
e fedele a se stessa, si ripropone.
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A volte ritorni 
martedì, 19 luglio, 2011, 18:41


A volte ritorni in te stesso
a volte ritorni a casa tua
a volte ritorni sui tuoi passi
a volte ritorni al punto di partenza
a volte ritorni da lei
a volte ritorni a scuola
a volte ritorni in forma
a volte ritorni in chiesa
a volte ritorni e ripeti gli stessi errori
a volte ritorni e cerchi quel che non c'è più
a volte ritorni e sei atteso
a volte ritorni e a nessuno importa se ci sei
a volte ritorni sulle pagine già lette
a volte ritorni per scrivere un altro finale
a volte ritorni per ricominciare
a volte ritorni e l'indirizzo è cambiato
a volte ritorni dove ti hanno dato un foglio di via
a volte ritorni per un eccesso di malinconia
a volte ritorni perché ti sembra giusto
a volte ritorni perché è necessario
a volte ritorni per un semplice caso
a volte ritorni per un lutto
a volte ritorni perché pensi di aver sbagliato
a volte ritorni per un altro giro di valzer
a volte ritorni, ma è solo un'impressione
a volte ritorni e tutto è cambiato
a volte ritorni e tutto sembra uguale
a volte ritorni e sei davvero cambiato
a volte ritorni e sei quello di sempre
a volte ritorni da una malattia
a volte ritorni con un punto di domanda
a volte ritorni con una risposta
a volte ritorni per il senso di colpa
a volte ritorni in silenzio
a volte ritorni e fai troppo rumore
a volte ritorni ed é già ora di andare via
a volte ritorni, ti siedi all'ombra di un calice
a volte ritorni e pensi forte a dove sei stato.
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Un popolo in vacanza 
giovedì, 14 luglio, 2011, 17:46


C'è un popolo che dorme sulle spiagge e ai monti, un popolo che riesce a mandar giù qualsiasi cosa e ama considerare l'estate dal punto di vista degli ombrelloni e delle sedie sdraio.
Un popolo che riesce a tollerare un manipolo di buoni a nulla sempre pronto a mettere le mani nel portafoglio degli Italiani e non mette un solo centesimo di propria tasca per evitare che il Titanic vada a fondo.
Un popolo mai stanco di canzonette e calciomercato, un popolo che durante le ferie non necessita di alcun reality per continuare a dormire.
Hanno salvato le province e i posti di lavoro dei loro amici, chiedono a Milano di diventare come Roma con la promessa di ministeri o dicasteri al nord e riescono ancora a trovare qualcuno che li vota...
Nel 2013, forse, con un nuovo governo, pagheranno anche loro: è più credibile che il cavaliere fosse sincero quando affermava che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Non saprei dire se sono più arrabbiato con questa gente che succhia tutte le risorse di un paese senza risolvere un problema o con me stesso e con la mia abitudine di considerare che al peggio, davvero non c'è limite.
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Quando finisce il mercato 
martedì, 12 luglio, 2011, 17:08


On y va à la bourse, chez le fréres Van Der Burse, nel'evo medio che resta e continua a sostenere il gioco da tavolo per feudatari d'ogni tempo, quelli per i quali il denaro non basta mai.
Non ha importanza se a tavola non mangi titoli o azioni, se il tuo corpo necessita di proteine, carboidrati e vitamine e non di Bot o Cct.
L'umanità è a dir poco folle, priva di senno e di ragione: compra, acquista, rivende e affida le proprie sorti a sacrestani di banche e colletti bianchi che agitano le dita e leggono indici del tutto privi di senso per la stragrande maggioranza degli abitanti di questa terra.
Tra una tirata di coca e la prossima speculazione si può considerare l'utilità e cioè, la quantità di soddisfazione che si potrà trarre dalla prossima guerra.
Quando finisce il mercato, forse, può andare in scena un altro mondo.
Un luogo non troppo lontano che vede l'uomo preoccuparsi di portare acqua a chi non ne ha e riconsidera attentamente l'inutile spreco di risorse e il vacuo dispendio di energie che sostengono ogni giorno, la finzione di un valore che valore non ha.
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