lunedì, 22 settembre, 2014, 09:52
Non sarà il mio peso a caricare la tua schiena
se mai sarò tuo amico, rispetterò la distanza,
ti ho visto interpretare un lontano orizzonte
correre leggero sui prati che mi sono negato...
La libertà non è un mestiere che s'inventa
qualcuno la reclama calpestando l'altrui terra
altri la svuotano d'ogni suo significato
leggendo con prudenza le parole di un copione.
Io penso e sogno, ancora, un'altra corsa
un campo che diventi vittoria per chiunque
la dignità promessa a tagliare il traguardo
la verità dei piccoli e dei deboli in festa.
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mercoledì, 17 settembre, 2014, 08:04
Ho dimenticato la tua data di nascita e ricordo perfettamente il giorno, il mese, l'anno e anche l'ora della tua morte...
La memoria è una stanza disordinata e ha una certa propensione nel riporre in buon ordine il cassetto dei propri crediti e nell'abbandonare in un angolo poco luminoso la voce dei debiti.
Ho sentito raccontare storie infinite che hanno come denominatore comune la presunzione di aver sempre e solo dato; poi considero attentamente alcuni particolari che qualcuno, in buona fede o meno non lo so, sembra trascurare del tutto.
Puoi davvero piangere il quasi secolo di una persona amata se non hai ricevuto nulla da quella stessa storia che hai condiviso?
Se hai perso qualcosa o qualcuno è perché lo hai avuto in precedenza.
Se tutto è perduto per chi non vuole ricordare, tutto è ancora da guadagnare per chi chiude gli occhi e pronuncia il suo grazie anche quando s'accompagna a una lacrima.
giovedì, 11 settembre, 2014, 17:55
La mano che si alza e la voce stentorea risponde prima ancora che l'insegnante abbia finito di porre il proprio quesito...
L'interesse per qualsiasi amenità sulla vita dei figli del professore e la stessa passione per il Golf o per il Carling...
La rinuncia al proprio diritto di usare una giustificazione a quadrimestre e la corsa disperata per portare sulla cattedra un caffè ancora bollente...
Un libro che cade magicamente e richiama l'attenzione del segugio che alza gli occhi dal registro o da un quotidiano e incontra il transito di un foglietto durante un compito in classe...
Non sono tutti così i primi della classe, ma ne ho conosciuti parecchi che guadagnavano posizioni con insulsi stratagemmi, avallati e promossi dal presunto educatore di turno.
Ne ho rivisto uno, proprio il mese scorso e ho capito che nulla è cambiato e lo stesso gioco può continuare anche all'uscita della scuola.
Ho tirato dritto dopo poche parole: che senso ha buttare via il fiato con chi vive perennemente in competizione e pur di vincere è disposto a barare?
Sarai anche stato il primo della classe, ma gli insegnanti che ti hanno costruito non avrebbero mai dovuto varcare l'ingresso di una qualunque scuola.
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mercoledì, 10 settembre, 2014, 09:20
Sono ancora io,
la penna dopo il calamaio
la maglia blu dopo il grembiule
lo stereo dopo il mangiadischi.
Sono ancora io,
il tubo dopo la zampa
la calvizie dopo i capelli
la quiete dopo il temporale.
Sono ancora io,
dai titoli di testa a quelli di coda
sono ogni singolo frammento
e l'illusione del movimento.
Ognuno ha il suo montaggio
taglia le scene poco gradevoli
cuce come meglio crede
l'effimero gioco del tempo.
Sono ancora io,
l'orecchino che dice esisto
la frangia che copre lo sguardo
la fatica di pensarmi adulto.
Sono ancora io,
passo felino e puro istinto
ragione tra le ragioni
cuore in perenne tormenta.
Sono ancora io,
dall'ouverture iniziale all'epilogo
sono la realtà di un istante
e l'attimo che tutto riassume.
Ognuno sceglie una destinazione
torna diverso dal proprio viaggio
mescola ricordi come carte
e torna a puntare un futuro.
Sono ancora io,
la stola sulle spalle
le bermuda e la maglietta
il cellulare dopo il gettone.
Sono ancora io,
il mare dopo la montagna
la pioggia dopo il sole
la mail dopo la cartolina.
Sono ancora io,
a chiedermi chi sono stato
a pensare a chi e se sarò
se mai acciufferò quel treno.
Ognuno attende alla propria stazione
legge paziente le proprie rughe
teme e desidera cambiare
anche se mai è stato uguale.
venerdì, 5 settembre, 2014, 09:52
Le palline di Fukuoka sono un piccolo mistero di argilla e di semi (biologici e autoprodotti) che si affidano alla natura e alla sua conoscenza, per dare vita a una pianta o a un fiore che il terreno stesso sceglierà come quelli più in sintonia con l'ambiente circostante.
Ho fatto un piccolo esperimento con una di queste palline che un amico mi ha regalato e il risultato, è il girasole ritratto nella fotografia.
Lui, ha trovato il suo posto nel mezzo del giardino e prima o poi, chi può dirlo, chiunque sta cercando una terra in cui vivere, potrà trovare l'ambiente più opportuno per crescere e seguire il proprio sole.
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