martedì, 23 aprile, 2013, 10:31
Non è che la vecchiaia mi faccia pensare sempre alla saggezza...
Qualcuno a 70 anni s'invaghisce di una badante carina e sperpera il proprio patrimonio nella convinzione di aver trovato l'amore della propria vita...
Qualcuno vive come un miserabile e fa il giro dei bidoni della spazzatura pur disponendo di un invidiabile conto in banca e, non trascuriamo la funzione delle buone vecchie mattonelle casalinghe...
Qualcuno vive in vacanza da una vita, nel dolce parlamento di una repubblica che ha sempre premiato senza mezze misure i propri onorevoli servitori. Le prime due categorie mi fanno solo arrabbiare, per la terza, potrei anche decidere di dimenticare l'uso della buona educazione.
Tutto questo rispetto per la gerontocrazia dei nostri partiti non riesco proprio a trovarlo e quella che qualcuno vende come saggezza, è solo la versione 2.0 della collaboratrice familiare che fa la cresta sulla lista della spesa.
Non ho nessuna voglia di battere le mani e non mi rallegro per l'elezione di un presidente della repubblica che in un paese normale potrebbe godersi la propria pensione.
Non capisco neanche chi pensa che Rodotà, o Prodi, o Marini sarebbero stati una risposta convincente per questa italietta sempre più minuscola e lontana da qualsiasi forma di saggezza.
E' troppo immaginare una donna presidente con un'età tra i 50 e i 65 anni? Probabilmente sì e quel che è peggio, per il vecchio stivale sarà troppo anche tra un secolo.
Va bene così, ma non chiedetemi di bere come un bicchiere d'acqua fresca la storiella della saggezza e di respirare la retorica dell'eroe dei tempi come aria salubre.
Va bene rispettare le istituzioni, ma quand'è che le istituzioni inizieranno a rispettare il popolo?
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venerdì, 19 aprile, 2013, 17:02
Li vedo scorrere uno a uno come se fossero parte del mio popolo, ma non posso credere che questa gente sia della mia stessa razza.
Non hanno niente da spartire con il panettiere o con l'idraulico, non ricordano neanche vagamente il commercialista o l'avvocato e non assomigliano al poeta, al navigatore e nemmeno al netturbino.
I loro cognomi sono spesso identici a quelli delle persone che conosco, ma quanto sono lontani e differenti dalla gente che abitualmente incontro.
Spengo il televisore e cerco di pensare ad altro perché la nausea questa volta è troppa.
Questo esibirsi sempre e dovunque, questa incapacità di parlare e di trovare le parole per farsi capire, questo "urlare" di abbassare i toni...
Queste magliette da stadio, queste mortadelle in piazza, questo cercare la complicità di un popolo sempre più sprovveduto...
Questa totale assenza di rispetto per le istituzioni di cui fanno parte, questa incapacità di capire a che ora andarsene, questo mercato d'interessi personali raccontati per pubblici...
La gente che non c'è non è rappresentata da nessuno e gli avvoltoi mangiano indisturbati il cadavere della sua assenza.
sabato, 13 aprile, 2013, 10:28
Tutta questa fretta
questo risveglio ch'è già ansia
questo mattino senza oro in bocca
questo correre in bocca alla morte
senza preoccuparsi più di tanto
della vita che inutimente scorre.
Tutta questa fretta,
questo asfalto che divora la terra
questo satellite a riprendere un cielo
queste previsioni di un tempo pauroso
senza concedersi più di tanto
a quello spirito che troppo dorme.
Tutta questa fretta
questa sera che arriva senza saggezza
questo dormire tra pastiglie e anestetici
questo arricchirsi di cose senza senso
senza industriarsi più di tanto
per quel sogno tradito al suo nascere.
Tutta questa fretta
questo accendere candele e lumini
questa smania di lucidare le tombe
questo stato di vita apparente
senza inquietarsi più di tanto
per quel senso perduto tra le ombre.
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martedì, 9 aprile, 2013, 11:41
C'è sempre un uomo che scende da Gerusaleme a Gerico e non mancheranno mai i briganti. Ci sono il levita e il sacerdote ad attraversare la strada o a passare oltre, ma c'è e ci sarà ancora un uomo di Samaria a pronunciare l'eresia dell'amore?
C'è un Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli e c'è una parte di Chiesa che non osa dirlo, ma si scandalizza e prova indignazione quando il più grande sceglie di servire il più piccolo.
C'è un Vangelo minuscolo che continua a essere ignorato e tradito: un Vangelo in cui nessuno osa farsi chiamare Padre o Maestro, perché uno è il Padre e uno è il Signore e Maestro.
E' davvero tempo di fare delle scelte tra un libro confinato nel funo degli incensi e quel numero di pagini difficili che ancora fatichiamo a leggere e ancor più a vivere.
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giovedì, 4 aprile, 2013, 10:01
Leggere poco, meglio ancora, non stropicciare mai gli occhi con una pagina qualunque, aiuta e facilita la formazione e l'educazione dell'idiota potenziale che mi porto dentro.
Leggere poco e, se proprio devo farlo, allora è bene che sia un messaggio criptico sul cellulare con contrazioni di parole, sigle e slogan con tanto di risatina finale e un intercalare scurrile a scelta.
Leggere poco predispone le menti migliori alla ricerca di servizi utili come quelli forniti dal portale Jamba: suonerie pulcini pii e contenuti straordinari per stabilire il grado di affinità tra il tuo nome e quello della tua compagna.
Lo so che "ma non è che ci credo però mi diverto un sacco un po' come l'oroscopo e il video di ladygaga", però tuo padre non riesce più a interrompere il flusso di quei 5 euro settimanali che escono inutilmente dalle sue tasche.
Leggere poco aiuta quel contenitore d'immondizia spacciato per servizio pubblico a propinare qualsiasi indecenza commerciale senza che nessuno protesti più di tanto:
la pubblicità del gioco d'azzardo e la raccomandazione ipocrita che ti sussurra di non esagerare perché il gioco può causare dipendenza...
gli spot dei farmaci che risolvono miracolasamente qualunque disturbo e che nel nanosecondo finale dicono quello che non deve essere capito...
gli abbonamenti a siti di dubbia provenienza che propongono contenuti pericolosi per padri e madri di adolescenti inquieti.
Leggere poco e consumare il divano di fronte alla televisione aiutano un popolo a diventare la caricatura di sé stesso e non saranno "Le barzellette di Totti" o "Cotto e mangiato" a risollevare le sorti dell'esercito di neuroni intorpiditi da una risata che ci sta seppellendo.
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