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Quando suona la campanella? 
sabato, 26 gennaio, 2013, 08:27


Prova a pensare a un liceo in cui gli insegnanti e tutto il personale corrispondono ai tuoi parlamentari preferiti.
Il primo giorno di scuola in compagnia di un Di Pietro insegnante di lettere che pronuncia con qualche difficoltà il tuo cognome.
L'ora di Scienze con Mariastella che ti parla del Gran Sasso dei neutrini e dei neuroni e quella di Educazione Fisica con Casini che ti porta in palestra. Immagina la scena in cui passa di fronte alla Bindi che ha appena finito di spolverare gli armadietti e fa gli occhietti dolci al professore più fico dell'istituto.
Finisci dal preside per un ritardo e ti ritrovi Tremonti che per 10 euro ti condona la quasi assenza e ti rispedisce in classe.
Hai bisogno dei fogli protocollo per una prova in classe e vai dal bidello Pierluigi, un tipo frustratissimo convinto di essere un professore che ti intrattiene con un video in cui Veltroni e Bertinotti declamano Gaber: davvero agghiacciante!
Immagina Ingroia che t'interroga di Diritto e anziché darti un quattro per la tua impreparazione, decide di condannarti a 40 minuti di arresti domiciliari in classe.
Maroni entra in classe con il dizionario Lombardo-Latino e fischietta Va pensiero, ti butta fuori perché non hai saputo tradurre l'ultimo comizio di Bossi dal Lariano al Greco.
Ti scappa la pipì e chiedi al professore di Economia di poter uscire; il professor Monti ti accorda il viaggio alla toilette, ma chiede il tuo portafoglio in pegno e sai benissimo che non ti restituirà neanche i documenti.
E per finire, il tuo compagno di banco si chiama Silvio e tra una barzelletta e l'altra riesce a farsi confessare le tue malefatte scolastiche. Tu ci caschi perché è più basso di te, ma accidenti! Non è un tuo compagno, ma il professore di sessuologia che si allontana sorridendo, arriva vicino al bidello Pierluigi, allunga velocemente la mano verso i genitali del Bersani che si scansa. Silvio gli dice: "Paga la mossa". Pierluigi paga e finalmente suona la campanella e si torna a casa.
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Numeri in società 
giovedì, 24 gennaio, 2013, 08:28


Se sei stanco della piazza di facebook e desideri un luogo più anonimo in cui giocare socialmente evitando di essere riconosciuto da amici e parenti, social number è il social network che fa per te.
Basta con i nomi. In social number sei finalmente un numero a tutti gli effetti e anche gli altri abitanti sono privi di un nome e si chiamano pronunciando una sequenza di cifre.
"Ciao 308758, hai risolto la questione con 234671? Ho appena conosciuto 880982 che si è fidanzata con 424661 dopo aver lasciato 744231, vuoi per caso uscire con 664623 che è sua sorella?"
Ho quasi voglia di fare un giro e di provare di persona a essere solo un numero in rapporto con altri numeri che discute amabilmente di codici a barre e cifre d'ogni genere.
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Non è un mio problema... 
mercoledì, 23 gennaio, 2013, 08:24


Se provi antipatia nei miei confronti il problema non è mio.
Se hai equivocato un mio atteggiamento, se ho cercato di chiarire il mio punto di vista e tu non mi credi, mi spiace, ma il problema continua a essere tuo.
Non ho più tempo né voglia di lasciarmi coinvolgere in giochi infantili che trascinano per intere stagioni situazioni umorali rivestite di nobili e inesistenti problemi.
Hai tra le mani un solitario e non riuscendo a risolverlo cerchi di trasformarlo in un conflitto con l'altro che, disgraziatamente passa.
La soluzione del cubo che hai tra le mani non sono io e con un po' di onestà intellettuale puoi accorgertene anche tu.
Prova a riconsiderare il condominio che ti abita, prova a dare voce anche ai volti e alle facce che normalmente non consideri: sono parte di te e riconoscerle è un passo importante per risolvere il rompicapo.

Ecco quel che vedo 
martedì, 22 gennaio, 2013, 10:19


Tu non esisti più.
Il ricordo che ho di te è davvero reale?
C'è stato un tempo in cui sei davvero stato fedele all'immagine sbiadita del ricordo che ho di te o, dentro di me, è andata in scena una delle tante fiction di questo mondo?
Tu non esisti più. Anche ammesso che tu sia davvero esistito in un luogo differente dal mio pensiero e dalle mie emozioni, adesso non ci sei più e dovrei farmene una ragione.
Ha ancora senso il riflusso del rancore che di tanto in tanto prova a rientrare in circolo?
Tu non esisti più ed è questo quel che vedo: il passato che prende in ostaggio il presente e la vita che si ostina a non andare avanti.
Siamo liberi di cambiare o siamo prigionieri delle nostre resistenze. La mente gioca brutti scherzi, ripropone vecchie scene, frammenti mai del tutto capiti e integrati in quello che siamo diventati.
Accettare di non riuscire a mettere ogni cosa al suo posto, andare avanti anche se dobbiamo ricorrere ai puntini di sospensione per cambiare il nostro periodo...
Forse domani la logica riuscirà a tracciare due punti, forse, più probabilmente, quella linea resterà inespressa.
Non ha importanza. Quello che davvero conta è andare avanti e lasciare che i nostri fantasmi siano quello che sono: lenzuoli che danzano per nascondere il nulla ch'è stato.
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Quijote 
lunedì, 21 gennaio, 2013, 09:42


Tu che hai messo un lucchetto ai tuoi sogni
e più non senti il desiderio di un altro viaggio
tu che conti le pillole giuste e più non soffri
mentre racconti di mulini, di farine e di pane.
Tu più non vedi battaglie nè guerrieri nemici
hai messo a riposo le memorie del tuo sguardo
tu finalmente vedi come vedono tutti gli altri
sogni solo quello che ti è richiesto di sognare.
Tu benvenuto nel mondo delle persone accomodate
lontano da sensazioni sgradevoli e fastidiose
tu che ormai scrivi racconti di "mulini bianchi"
e finalmente compri quello che comprano gli altri.


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