lunedì, 26 febbraio, 2024, 08:17
Ognuno di noi esibisce il proprio metro con un certo orgoglio. Siamo quasi sicuri che non ne esista uno più preciso e accurato e partendo da questo presupposto, la misura ottenuta dagli altri non può che essere sbagliata a meno che non sia in perfetta sintonia col risultato che abbiamo ottenuto.
Non c'è nulla di male se il giudizio di cui stiamo parlando è la valutazione di un compito, la linea di un fuorigioco millimetrico o la semplice critica a uno spettacolo a cui abbiamo appena assistito.
Quel metro diventa pericoloso e altamente impreciso quando la nostra valutazione pretende di santificare qualcuno e di mandare tra i dannati qualcun altro.
Lo strumento con cui vorremmo pesare l'anima del vicino di casa o valutare il grado di moralità di un nostro studente è altamente influenzato da criteri terra terra come la simpatia, l'appartenenza politica o la fede religiosa.
Vorremmo risolvere un'equazione ignorando le innumerevoli incognite e arrivare a una cifra per rassicurare la nostra bontà d'animo e ribadire che siamo sempre e solo noi dalla parte giusta della storia.
Sospendere il giudizio sulla singola persona e ammettere che in fondo non sappiamo più di tanto dell'altro e forse, meglio sarebbe tacere e rinunciare a un ruolo che non può essere nostro.
La nostra umanità ha urlato con grande convinzione che il Figlio di Dio meritava di finire i propri giorni su una croce e continua senza troppi problemi a decidere chi sarà il prossimo a meritarsi almeno una scheggia di quel legno.
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sabato, 24 febbraio, 2024, 08:19
La zona d'interesse
Titolo originale: The Zone of Interest
Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Sandra Hüller, Christian Friedel, Max Beck, Stephanie Petrowitz, Lilli Falk, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Kalman Wilson, Medusa Knopf, Andrey Isaev, Martyna Poznanski, Zuzanna Kobiela, Benjamin Utzerath
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 105′
Origine: UK, Polonia, USA 2023
L'inzio e la fine coincidono in un fotogramma nero disturbante quanto la colonna sonora che celebra le dissonanze di una pellicola fastidiosa e irritante nel mettere in scena una storia che potrebbe tranquillamente ripetersi.
Il vero protagonista è un muro, neanche troppo alto, che divide la famiglia del comandante nazista dal campo di concentramento che dirige.
Non si vede che qualche traccia di quanto accade al di là del muro e sono poche le parole che descrivono con assenza di totale empatia, quella che sarà la sorte di chi abita il campo.
Nella casa si può vivere come se nulla stesse accadendo con grande sensibilità per i fiori o per gli animali. La vita scorre serena, i bambini giocano e un muro è più che sufficiente per mettere a tacere l'idea stessa di una coscienza.
Alcune immagini sono davvero raggelanti nel suggerirti quello che non ti hanno fatto vedere.
Esci dal cinema con l'urlo di una musica insopportabile e non vedi l'ora di ritrovare un po' di silenzio. E sapere che l'uomo può essere anche quello che non hai visto è davvero uno schiaffo violento.
sabato, 24 febbraio, 2024, 07:51
L'anima di una legge non è sulla carta che riporta scrupolosamente le norme e le regole.
Non è neanche nella memoria che ripete con precisione anche il più piccolo e dimenticato tra i precetti.
L'anima della legge è un cuore in perfetto equilibrio tra giustizia e misericordia.
Là dove si mette a tacere ogni dissenso ricorrendo all'uso della forza, anche quando non ci sarebbe alcun bisogno di spegnere una protesta, la legge è solo uno strumento per opprimere.
Là dove regna indisturbata la violenza e il grido d'aiuto dei piccoli non viene minimamente ascoltato, la legge è solo lettera smemorata e inconcludente.
E la migliore tra le leggi è del tutto inutile senza una mente e un cuore fedeli al richiamo di una coscienza realmente vigile.
venerdì, 23 febbraio, 2024, 07:52
Si cambia. A volte senza far troppo rumore, con piccoli movimenti del tutto impercettibili nel breve periodo, ma si cambia.
Un'abitudine s'interrompe iniziando a perdere qualche colpo e lentamente si dissolve all'orizzonte.
Da dove viene quella reazione che non hai mai avuto: sarà davvero causata dall'esasperazione di un momento particolarmente negativo o è una realtà che ha origini lontane e si è scavata uno spazio che solo adesso risulta evidente?
C'è un fatto a cui puoi ricondurre quella generosità che si è spenta? Quando, esattamente, hai iniziato a misurare la vita col pallottoliere?
Quell'amicizia che si è raffreddata: eri tu che ti stavi allontanando o era l'altra parte a tracciare il peso di quella distanza?
L'amore che sognavi e pensavi per sempre? Non è così semplice ripercorrere quel sentimento e far memoria di quella trasformazione che ti ha reso estraneo a te stesso. Quel vestito diventato troppo largo o troppo stretto e tu che ripetevi, senza troppa convinzione, di essere sempre lo stesso.
Si cambia e, anche le convinzioni più profonde, le verità di un tempo e la fede di ieri possono scegliere una posizione più comoda e apparentemente tranquilla.
Si cambia e ci vuole una certa consapevolezza di quanto ci accade dentro. Cambiare a volte è perdersi, a volte è farsi più vicino a sé stessi.
giovedì, 22 febbraio, 2024, 07:41
La gente dice tutto e non esclude il suo contrario. Parla per sentito dire, perché ne ha letto sui giornali o accodandosi a quella che è ritenuta l'opinione generale.
La gente a volte è interessata seriamente, ma spesso è solo curiosa e desidera sapere per riempire un arco di tempo che si è liberato improvvisamente.
La gente siamo un po' tutti quando siamo un po' tutto e un po' niente, quando scegliere personalmente diventa troppo faticoso e impegnativo, quando essere sé stessi risulta poco conveniente.
Quello che dice la gente è un sentiero già tracciato, un percorso sicuro, una domanda che ha già la sua risposta e formula le proprie convinzioni sul terreno sicuro del largo consenso e di un successo apparente.
E poi, ci sono le volte in cui non può bastare, non è certo sufficiente, quello che di ce la gente. C'è il momento in cui sei costretto ad andare oltre, a trovare una tua risposta realmente personale, a mettere in gioco quello in cui credi veramente.
Quella risposta che è solo tua può diventare esperienza e crescere in quel luogo interiore in cui ci sono poche parole e infiniti silenzi.
Quella risposta chiede ogni giorno di essere riformulata, corretta, messa a confronto col giorno che hai appena vissuto.
Il vero rifugio non è mai in quello che dice la gente, ma nella contemplazione di un volto sofferente che non smette di chiedersi chi è quel Cristo in croce e dove lo puoi incontrare quotidianamente.
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