mercoledì, 28 marzo, 2012, 08:13
Ricevo un invito, una pagina nostalgica che vorrebbe celebrare un tempo che non c'è più e, almeno per quanto mi riguarda, quel tempo, era già perduto nel momento stesso in cui lo stavo vivendo.
C'è una stagione morta in quei giorni di profonda ingenuità e d'inguaribile stupidità; c'è l'affetto tradito e un'amicizia senza verità che non ha più senso ricordare.
A distanza di più di due decenni sono diventato un'altra persona e ho imparato a non impegnare i miei sentimenti con persone aride, subdole e totalmente incapaci di dire quello che sentono, desiderano e vogliono.
Non rimpiango le finzioni e quel poco amore per la mia dignità che mi trasformavano in un servetto maltrattato del tutto indegno di sentirsi dire un grazie.
Non dimentico lo scorrere delle diapositive e quelle parole così generose per ogni esibizione e così avare per i posti dietro le quinte.
Prendo tra le mani quell'invito e accendo un piccolo fuoco di carta in cui scegliere di dimenticare: è catartico, utile, liberatorio.
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martedì, 27 marzo, 2012, 08:20
Una fetta di pane e la schiuma di un cappuccino, le montagne distanti di un mattino sereno e il vociare degli studenti che camminano veloci per non arrivare tardi a scuola...
La chiesa ancora chiusa e la luce del tabernacolo, una preghiera senza parole e la consapevolezza del proprio respiro...
Le prime viole e la stanchezza primaverile, la veronica e il tarassaco in quel piccolo angolo verde in cui è bello restare in silenzio, i segnali di vita sull'albero che torna ad essere casa e rifugio di piccole ali che attendono il momento in cui imparare a volare...
Le coccole e le carezze per i miei gatti, la porta che si apre e qualcuno inizia a prendere posto e ad attendere l'inizio della messa, lo scorrere delle letture sul monitor del computer e il pensiero che si muove in direzione di un senso...
Sono cose di tutti i giorni, a volte ripetitive e noiose,in altri casi, rassicuranti e preziose.
Sono cose ordinarie che rendono la vita straordinaria nella misura della nostra presenza a noi stessi.
Sono cose di tutti i giorni ed è così stupido attendere che vengano a mancare per intonare nostalgia e lamento. Sono qui in quell'infinito adesso che quotidianamente si offre e, raramente può ascoltare un semplice grazie.
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mercoledì, 21 marzo, 2012, 16:37
Gira l'estratto conto che hai in mano
metti a tacere le cifre e i numeri
osserva a lungo la pagina bianca
con tutto il silenzio che conosci.
Attendi l'affetto e l'emozione
non trattenere quella lacrima
dimentica quello che dovresti fare
pensa a quello che potresti essere.
Quando il foglio chiederà parola
e la carta implorerà una penna
non trattenerti un solo istante
scrivila ovunque la tua canzone.
Qualcuno dirà ch'è tutto inutile
che le poesie non salvano il mondo
che si tratta di tempo sprecato
perché tutto è già stato scritto.
Tu, scrivila comunque, sino in fondo
tutto ha bisogno di essere ripetuto
perché nulla abbiamo ancora capito
in questo mondo di inutili contabili.
Forse il tuo gesto cadrà nel vuoto
forse non sarà apprezzato o capito
tu, scrivila ovunque la tua canzone
e affida la tua pagina al vento.
Perchè non sei solo in quelle parole
altri, altrove, le stanno scrivendo
e puoi sentirne le voci a sera
quando tutto finalmente va a tacere.
Verrà così presto l'ora di partire
qualcuno litigherà per le tue cifre
qualcuno sceglierà le tue parole
e ti leggerà per restituirti vita.
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venerdì, 16 marzo, 2012, 18:23
Quello che non hai detto
è un giardino segreto
è una pagina strappata
è vento mai soffiato...
Quello che non hai detto
è una verità nascosta
è un sogno dimenticato
è mare mai navigato...
La vita va troppo veloce
il tempo avanza in fretta
quello che non hai detto
potrebbe restare senza voce.
Il bambino non aveva parole
il giovane ne aveva paura
quello che non hai detto
è l'uomo che non è mai stato.
Quello che non hai detto
è un pensiero ossessivo
è un affetto taciuto...
è terra mai coltivata...
Quello che non hai detto
è un autunno arido
è un'estate innevata
è dolore mai accettato.
Il bambino non poteva sapere
il giovane era troppo confuso
quello che non hai detto
è l'uomo che mai ha provato.
martedì, 13 marzo, 2012, 16:40
Sorrido cortesemente a un anziano che attraversa la strada, rispondo con l'informazione desiderata a una telefonata e compilo correttamente un certificato di battesimo: forse sono io, forse è il pilota automatico.
Ci sono giorni in cui risulta indispensabile il pilota automatico: sceglie a memoria un volto adeguato alla circostanza, calcola istantaneamente un percorso e compie una serie di gesti ignorando il vuoto in cui lo spirito si sta dibattendo.
Non è mai facile gestire l'esperienza del vuoto interiore; a volte risulta davvero incomprensibile questa vita che non sa distinguere l'essenziale dal superfluo e dal velleitario.
La gente a volte è una risorsa, in altri casi, è un cappio al collo che si stringe e soffoca il meglio di quel che ti porti dentro:
-gente che conosce il guadagno e ha dimenticato il sogno
-gente che calcola tutto e investe in ogni singola persona
-gente che non conosce più il rispetto e la correttezza.
Più che un pilota automatico in determinate circostanze non posso offrire, perché per non esplodere coltivo un giardino dove nessuno ti può raggiungere.
Cammino lentamente e cerco di alzare lo sguardo, ripeto a me stesso che tutto passa, anche i giorni peggiori...
Certo, ogni tanto avrei bisogno anch'io di passare una giornata senza il telefono che ti raggiunge ovunque per presentarti un problema da risolvere.
Certo, vorrei che almeno ogni tanto fosse domenica anche per me.
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