venerdì, 29 aprile, 2011, 17:24
Le rivoluzioni non hanno mai cambiato nulla.
Oggi il potere appartiene a questo e domani a quello, ma una o mille bombe e milioni di persone uccise, possono solo scrivere con il sangue una storia che continua ad assegnare ad alcuni la parte della vittima e, ad altri, quella del carnefice.
L'unica rivoluzione in cui credo è quella dell'essere umano che diventa adulto e consapevole e smette di attribuire alle cose, alle situazioni o alle persone quella ricchezza ch'è già dentro di lui.
La telepredicazione dei bisogni induce a uno stato di perenne necessità che continua a cercare le ragioni della propria esistenza in un'automobile, in una casa o nell'ultimo ritrovato della tecnologia.
La domanda interroga ferocemente quel desiderio privo di educazione, del tutto incapace di trarre da se stesso quel che disperatamente cerca al di fuori.
La rivoluzione non può essere suggerita dalla fame o dalla sete, perché l'affamato e l'assetato agiscono in base a un istinto primario che si limita a placare se stesso e non considera più di tanto la situazione dell'altro.
La mediocrità non è negli uomini di potere, ma nel potere stesso che illude, confonde e stravolge le prospettive di un'umanità che vuole riempire e colmare quel che andrebbe svuotato. La pace e la giustizia hanno inizio nel singolo uomo che abbandona dove gli altri trascinano e lascia dove il fantoccio di un ego smisurato vorrebbe trattenere.
C'è bisogno di un mondo nuovo e di un umanità che alzi il livello delle proprie aspettative abbandonando il miraggio del consumo e dei suoi derivati.
C'è bisogno di un uomo nuovo che smetta di lasciarsi dominare dal pensiero e si riappropri del silenzio, della meditazione e della preghiera.
Quando smetti di pensare incessantemente e ti limiti ad affrontare le fatiche di ogni giorno, ogni tanto, puoi ritrovarti a cena con un po' di commozione, a letto con la serenità e puoi svegliarti senza l'assillo di dover dimostrare qualcosa a te stesso o a qualcun altro.
Non so dire se il figlio dell'uomo troverà ancora la fede quando ritornerà, ma penso che sia ormai ora di mettere da parte la forma di una qualunque fede e di assumerne la sostanza.
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giovedì, 28 aprile, 2011, 10:05
Inizio a credere seriamente all'esistenza dei Rettiliani, una razza non propriamente umana che ha come finalità l'estinzione di ogni essere vivente.
Sangue freddo mescolato a cocaina e, tra una "pippata" e l'altra, decisioni planetarie, quotazioni in borsa, crescite, riprese, nuovo ordine mondiale, chip per tutti, cereali transgenici e deforestazione, centrali nucleari di ventesima degenerazione e corbellerie d'ogni specie e genere che si accatastano o sotterrano da qualche parte nel mondo.
Uomini di potere che considerano le nostre vite come vuoti a perdere che hanno l'unico scopo di acquistare e di consumare senza dare il minimo senso allo scorrere dei giorni della storia umana.
Le catastrofi sono "umanitarie", i terremoti una benedizione di un dio minore, mentre le falde acquifere si arricchiscono di uranio impoverito e con una buona campagna pubblicitaria è possibile far credere qualsiasi cosa oggi e domani il suo contrario.
Le parole non hanno più significato, sono note musicali che creano un tappeto sonoro in cui l'intonazione della voce è più importante di un qualunque messaggio.
Se fossimo "alla frutta", avremmo ancora qualcosa da mangiare, ma siamo oltre e non riusciamo a capire che un pomodoro vale più più di una banconota e una zucca potrebbe diventare più preziosa della zecca.
Quel che resta dell'homo sapiens è un idiota con quattro master che osserva a giorni alterni le curve della borsa e quelle di una donna in carriera presa in prestito da un qualunque viale alberato.
Nell'arco di un pugno di decadi abbiamo trasformato una buona parte del giardino che ci è stato affidato in un immenso cesso pubblico.
Se i posteri avranno l'opportunità di scrivere ancora un po' di storia, non sarà così carino leggere quel che avranno pensato di noi e di quel virus che ha trasformato l'essere umano in una bestia fratricida che contamina, uccide, inquina e sperpera, dunque esiste.
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martedì, 26 aprile, 2011, 13:05
Siamo in guerra ed è del tutto legittimo bombardare.
Non c'è bisogno di riscrivere la costituzione, basta evitare di leggerla e calpestarla come meglio si crede.
Non siamo neanche più in grado di reagire in alcun modo; sappiamo benissimo che non è il benessere del popolo Libico a motivare l'uso delle nostre bombe, ma mescolando indifferenza e ipocrisia tutto è possibile.
Il colle afferma che si tratta del "naturale sviluppo della nostra missione".
Complimenti e felicitazioni al presidente della repubblica.
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martedì, 26 aprile, 2011, 09:23
Lontano dalla pietra
lontano dal giardino
lontano dalle bianche vesti
lontano dai tuoi occhi aperti
che cercano, senza stupore,
la fine dove c'è un inizio.
Lontano dal passato
lontano dal futuro
lontano dal carcere dei tempi
lontano dalla tua memoria
che ricorda, senza speranza,
la morte dove c'è la vita.
Lontano dagli unguenti
lontano dai profumi
lontano da ogni tomba muta
lontano dalle tristi parole
che negano meraviglia
e dicono bruco dov'è farfalla.
Lontano da dove
perchè vicino è ovunque
e ieri come oggi è sempre,
ieri come oggi è oltre
la luce ha spento la notte
non ci resta che Vivere.
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giovedì, 21 aprile, 2011, 11:54
Allo stesso posto di,
ma non la stessa cosa
non la stessa persona,
come se fosse ma non è
finzione è il suo nome
simulare è il suo abito.
Il cerone si scioglie
il fondotinta sbiadisce
la maschera si sgretola,
il sipario si abbassa
la scena si conclude
forse la vita ha inizio?
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