martedì, 24 gennaio, 2012, 15:44
E' di carta e penna il mio ritorno al futuro. E' un quaderno acquistato in una cartoleria del centro di Genova, è una pilot recuperata in una tasca dello zainetto, è la fatica di scrivere a mano come non mi capitava da qualche decennio.
E' bisogno di fare pace col tempo e di non lasciarsi travolgere da una tecnologia che allunga il passo proprio nel momento in cui ho voglia di rallentare, di fermarmi, di respirare.
Ho osservato un quadernetto nero, l'ho desiderato e in un balzo quantico mi sono ritrovato a scrivere seduto sui gradini di S.Stefano, come se l'anno che corre, fosse il 1979 e non il 2012.
Forse il 21 dicembre non finisce davvero il mondo e i Maya volevano solo ricordarci che questo tempo più che calcolato andrebbe vissuto e nuovamente inventato.
Forse è tempo che questo mondo finisca, perché un nuovo inizio ci restituisca quel che abbiamo perduto.
Traccio su carta e questa piccola antica novità, oggi riesce a commuovermi e a farmi stare bene: benedetta sia l'assenza di una tastiera e di un mouse, per oggi, m'illumino d'inchiostro.
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martedì, 17 gennaio, 2012, 09:51
Sogno dunque esisto e come accade sempre, dopo ogni notte c'è un risveglio. L'immagine si dissolve, un corpo si consuma, ma l'essenza di ciò che vive è coscienza e nell'Io sono di Dio, c'è posto per l'io sono di un uomo che non è e non sarà mai qualunque.
Sogno dunque viaggio e in attesa della Luce ho il compito di apprendere l'arte di distinguere i colori, di mescolarli con cura e di fare in modo che la vita non diventi un incubo.
Sogno dunque amo e nella pura astrazione c'è una concretezza che ricorda la necessità di continuare l'opera della creazione e di credere che ogni opera prima di essere tale, è pura immaginazione.
Sogno dunque credo e per quanto possa osservare il vuoto di questa stanza, avverto la presenza e la forza di quanto all'occhio umano risulta invisibile.
Sogno e nel buio di una tenebra persistente, provo a muovere comunque i miei passi e a superare gli ostacoli con l'aiuto e i suggerimenti della voce che dentro risuona.
Sogno e attendo l'epilogo in compagnia dei fantasmi che non vanno combattuti, ma ascoltati e accolti senza nessuna paura.
lunedì, 16 gennaio, 2012, 17:35
Ho postato in prima pagina un articolo inviatomi dal Dr Claudio Delfini: se qualcuno desidera commentare può farlo qui!
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venerdì, 13 gennaio, 2012, 11:05
Ha ancora senso restare?
Sono sempre più convinto di aver fatto il mio tempo tra queste mura mai diventate casa e questi corridoi che soffiano parole pronunciate a mezza strada tra l'accusa e il suggerimento.
Hanno senso i sacrifici che non si vedono e che qualcuno impugna come un'arma alimentando pettegolezzi e dicerie?
Più ti avvicini al Vangelo e più costituisci un problema, perché la libertà di pensiero e di movimento che Gesù si è concesso, anche a distanza di millenni, trova sempre una corrente farisaica che sceglie la forma a scapito del suo contenuto.
Dovrei essere a mio agio nel beato mondo delle gelosie, delle invidie e delle discordie?
Dovrei credere alle pretestuose motivazioni di chi avvelena l'aria per il bene di tutti?
Quello che davvero non capisco è questo continuo tirare in ballo Dio per giustificare un mondo di bassezze del tutto umane.
Per oggi mi fermo qui, ma verrà un tempo per parole più chiare e dirette.
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martedì, 10 gennaio, 2012, 09:59
Ci vuol coraggio per presentarsi ogni giorno alla stazione, per passeggiare tra un binario e l'altro e restare in attesa di un treno che non arriva mai.
Ti prepari ogni giorno, fai una doccia, a volte ti radi e ti avvii velocemente per ritornare dove sei stato il giorno precedente e dove sarai quello successivo.
A volte ti abbatti e sei giù di corda, in altri casi, continui a ripeterti che forse arriverà domani.
Provi a sorridere e ti chiedi dove sia l'errore; sarà nella tabella dei tuoi arrivi? Sarà la stazione ad essere sbagliata? Saranno gli altri o sei semplicemente tu e quell'ostinazione nel credere in quel miracolo che avrebbe bisogno di più fede di quanto non sappiano sopportare le tue spalle?
Ci vorrebbe più compassione e più silenzio, ci vorrebbe la pace che si astiene dal giudizio e quella leggerezza che non smette di sognare e riesce a non cercare rifugio in superficie.
Qualcuno attende insieme a te, altri si sono stancati da tempo e umanamente posso anche capire che non siano pochi quelli che si sono arresi.
Come ogni giorno, ho scelto di non disertare il mio appuntamento e coltivo un po' di speranza nel mio giardino neanche troppo segreto.
Un treno per domani dovrà pur arrivare e, forse, l'unico compito che ho ricevuto è di allevare e far crescere la pazienza tra il bambino di ieri e l'adulto di oggi. Chissà che insieme al vecchio non arrivi pure il saggio...
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