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Ciao Enzo! 
sabato, 30 marzo, 2013, 12:11


Tra le tante canzoni di Jannacci che mi hanno fatto sorridere, quella che mi viene in mente oggi è davvero triste. In un lontano festival di Sanremo la presentò in compagnia di Ute Lemper che cantò la versione Inglese:
bella, poetica e struggente.

La fotografia (Enzo Jannacci)

Uhe, no guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io, io son quello col vino
lui, lui è quello senza motorino
così adesso che è finito tutto e sono andati via
e la pioggia scherza con la saracinesca della lavanderia
no io aspetto solo che magari l'acqua non se lo lavi via
quel segno del gesso di quel corpo che han portato via
e tu maresciallo che hai continuato a dire andate tutti via
andate via che non c'è più niente da vedere niente da capire
credo che ti sbagli perché un morto di soli tredici anni
è proprio da vedere perché la gente sai magari fa anche finta
però le cose è meglio fargliele sapere.
Guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io son quello col vino
lui è quello senza motorino
era il solo a non voler capire d'esser stato sfortunato
nascere in un paese dove i fiori han paura e il sole è avvelenato
e sapeva quanto poco fosse un gioco... la sua faccia nel mirino
la... ohi... la... da... daradan... daradan... daradan...
è finita la pioggia tutto il gesso se l'è portato via
lo so che ti dispiace maresciallo, ma appoggiato alla lavanderia
era il mio di figlio, e forse è tutta colpa mia perché
perché come in certi malgoverni se in famiglia il padre ruba
anche il figlio a un certo punto vola via
e così lui non era lì per caso no. Anche lui sparava e via
ma forse il gioco era già stanco e non si è accorto neanche che moriva
guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io son quello col vino
lui è quello senza motorino
guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io son quello col vino
lui è quello senza motorino
la fotografia la fotografia la fotografia
tutto il resto è facce false della pubbliciteria
tutto il resto è brutta musica fatta solamente con la batteria
tutto il resto è sporca guerra stile stile mafieria
la fotografia tu che sei famoso, firma firma per piacere la fotografia.
1 commento ( 1302 visite )

Solo chi ama 
lunedì, 25 marzo, 2013, 09:19


Non sei ancora stanco dei tuoi troppi calcoli?
Degli infiniti conti che non tornano mai...
Un dono d'ali è leggero e non può pesare
si muove con grazia e galleggia in cielo
scivola sul mare e plana sulle acque chiare
e quanta terra puoi vedere oltre quel velo.
Non sei davvero sazio dei tuoi numeri malati?
Dei ripetuti errori che ti portano altrove...
Un profumo delicato lo puoi ricordare
il vento lo trasporta come un messaggio
c'è tempo, tanto tempo per respirare
e quanta vita puoi sognare oltre un miraggio.
Metti a tacere quel giudizio
cerca soltanto di capire...
e se alla fine non comprendi
apri la mano e lascia andare.
Non sei ancora stanco dei tuoi folli numeri?
Degli infiniti sogni che hai smesso di sognare.

L'oro di un silenzio 
venerdì, 22 marzo, 2013, 09:39


Il tuo respiro può bastare
perché voler dire di più?
Le nostre troppe parole
parlano continuamente di Dio,
ma sanno davvero pregare?
L'oro di un silenzio all'alba
l'oro di un silenzio al tramonto...
e in mezzo tutto il tempo di ascoltare.
La tua voce è superflua
perché devi sempre gridare?
Le nostre assurde richieste
implorano senza tregua il Cielo,
ma sanno ancora contemplare?
L'oro di un silenzio al mattino
l'oro di un silenzio a sera...
e in mezzo ancora vuoto da colmare.
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"Quasi alla fine del mondo... " 
giovedì, 14 marzo, 2013, 09:33


Quasi alla fine del mondo
il sud che non ti aspetti
l'America che non consideri
quasi alla fine del giorno.
Quasi alla fine del mondo
c'è un nome che sa di nuovo
un futuro che sa d'antico
quasi alla fine del tempo.
Quasi alla fine del mondo
l'abito bianco essenziale
la voce calda e melodiosa
quasi all'inizio di un mondo.
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Di poche parole... 
martedì, 12 marzo, 2013, 10:21


Per quanto possa risultare paradossale, anche la preghiera può correre il rischio di esaurire la propria motivazione nella ricerca di un'immagine che trovi il consenso degli altri, spesso, dimenticando quello che dovrebbe essere il protagonista della propria ricerca.
La distanza da chi osserva e può interpretare e giudicare i nostri atteggiamenti è bene che sia anche fisica: a volte, per quanto uno desideri restare solo con Dio, lo sguardo degli altri finisce col farsi spazio sino a deviare il corso dei nostri pensieri.
Oltre a difendere la nostra preghiera dagli intrusi di ogni genere, è bene ricordare che per tutelare il nostro rapporto con Dio, dobbiamo tenere a bada anche noi stessi.
Pronunciare parole può essere appagante, ripeterle senza fare quasi caso a quel che si dice è un modo per riempire il tempo dall'imbarazzo del silenzio.
Non è necessario moltiplicare le parole per prolungare la propria preghiera. Al contrario, più ci avviciniamo all'autenticità della preghiera e più scopriamo quel tappeto di silenzio in cui è bello tacere per lasciare spazio alle parole che Dio pronuncia.

Dal Vangelo di Luca

«Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.

So restare in silenzio anche a lungo?
Ho bisogno di riempire qualsiasi silenzio con le mie parole?
E' dialogo o monologo il mio rapporto con Dio?
Che cosa disturba maggiormente i miei momenti di preghiera?

Padre,
metti a tacere le mie troppe parole
e donami di godere di quel silenzio
in cui è dolce e profondo essere insieme.
1 commento ( 1366 visite )


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