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Un tempo neanche troppo lontano, dopo aver pronunciato una parola un po’ troppo forte nei confronti di qualcuno, sarebbe affiorata la consapevolezza di aver esagerato e un senso di colpa per l’offesa o l’insulto a cui avevamo dato aria maligna.
Riconoscere una linea oltre il quale è bene non andare è una premessa per avvertire la necessità di riconciliarsi col proprio fratello…
Oggi quella linea sembra improvvisamente scomparsa e la perdita di un contatto diretto col proprio interlocutore si è trasferita sui social dove è possibile leggere di tutto e di più.
C’è chi augura la morte a chiunque per questioni che a volte sono davvero risibili, chi gode dell’altrui malattia, chi metterebbe tutti al muro o almeno in carcere per tutta la vita. L’inimicizia e l’odio, soprattutto quando si è anonimi va tranquillamente fuori da ogni possibile margine.
Leggere il Vangelo odierno è un po’ una doccia gelata, un brusco risveglio che chiama in causa il vero nemico, quello che ci portiamo dentro.
Amare il nemico? Benedire chi ci ha appena maledetto? Pregare per quelli che ci hanno appena maltrattato?
Per prendere seriamente in considerazione queste ipotesi ci vorrebbe il silenzio dal quale fuggiamo, uno specchio da guardare attentamente negli occhi e un’onestà nel riconoscere quello che esattamente siamo, senza tutte quelle attenuanti che ipocritamente talvolta ci fanno illudere di essere migliori di chi stiamo detestando.
L’idea che l’altro possa attendere lo stesso bene che desideriamo per noi stessi ci sfugge e sino a quando vedremo demoni dove ci sono solo uomini fragili quanto noi, sarà davvero impossibile non solo porgere l’altra guancia, ma anche evitare di colpire una seconda volta in via cautelativa.
Tornare a interrogarsi seriamente sulla misericordia che Dio ha nei nostri confronti è l’unica strada percorribile per provare a cambiare registro e comprendere che la maggior parte dei nemici sono solo ipotesi di amicizia che non abbiamo mai considerato.
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