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La delusione per l’improduttività del proprio lavoro a volte piega le ginocchia in due e mette alle corde anche i più forti. Il desiderio di dimenticare, la volontà che non risponde più ai comandi e la fatica che azzera le energie residue… la domanda taciuta, ma drammaticamente impressa nello spirito fragile e insicuro: “Ne vale davvero la pena?”
E arrivi Tu, dopo una notte fallimentare, arrivi Tu e mi chiedi di provarci ancora e di tornare su quel mare così poco generoso e sfiancante.
Non ne ho alcuna voglia, ma vorrei non deluderti e sulla tua Parola, senza grande convinzione riprendo il largo.
L’abbondanza e la rapidità di quella pesca mettono i brividi e di fronte a quella situazione che non riesco a comprendere, prendo coscienza di quanto sia grande il mio limite e il mio peccato.
Mi fido di Te e mi chiedo come Tu possa fidarti di me, come tu riesca a credere che io sarò in grado un giorno divenire un pescatore di uomini.
Mi fido di Te e ritrovo fiducia anche in me stesso.
Mi fido di Te e mi accorgo che quando le mie forze sono in riserva, devo imparare a chiedere aiuto alzando gli occhi verso il cielo.
Mi fido di Te e ritrovo la quiete, mentre depongo la mia presunzione e ritrovo l’umiltà di accogliere una Parola che restituisce energia, salute e vita.
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