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La vita in più di un’occasione ti mette all’angolo e per sopravvivere sei costretto a mendicare senza arrecare troppo disturbo ai passanti. Il figlio di Timeo non può vedere, ma ci sente benissimo e conserva un profondo desiderio di luce che non ha alcuna intenzione di restare privo di una voce.
Nel mondo di chi osserva tutte le regole, anche quello che non hanno alcun senso, Bartimeo dovrebbe accettare la propria condizione e non infastidire il passaggio del Maestro.
Vorrebbero zittirlo, ricondurlo al proprio angolo, in compagnia di quel buio che è fuori, ma certamente non ha mai trovato casa dentro.
È già luce quell’invocazione che riconosce il Messia e trova tutto il coraggio e la determinazione per diventarle un urlo pronto a ripetersi per poter essere sentito e trovare risposta.
Quel desiderio di luce sta già originando il miracolo di un orizzonte che presto potrà vedere con i suoi occhi e Gesù stesso ne attesta il compimento.
Non siamo chiamati a restare in un angolo, ma a trovare le parole e i gesti che ci permettono di uscire allo scoperto per ritrovare l’audacia di un nuovo sguardo.
La fede è una domanda di luce che non rinuncia a crescere, desidera approfondire e non si lascia scoraggiare da chi pur vedendo fuori non riesce a condurre il proprio sguardo, dentro.
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