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La stanchezza e la fatica prima o poi si fanno sentire e l’entusiasmo e la passione che per un certo periodo possono sostenere la nostra azione, oltre una certa soglia, non sono più sufficienti per continuare a svolgere al meglio il nostro servizio ai fratelli.
Tirare troppo la corda può farti giocare all’eroe stanco ed esausto che continua a sacrificare le proprie energie residue, ma il crollo è proprio lì dietro l’angolo.
Tra gli esseri che definiamo come umani qualcuno ha talmente a cuore una situazione e per realizzare un progetto è pronto a tutto, anche a ignorare il peso dei giorni di lavoro di chi si sta spendendo per quell’opera.
Lo sguardo di Gesù è differente e non ignora la condizione dei propri discepoli che hanno bisogno di cura, attenzione e riposo. Se la confusione delle tante persone che si agitano intorno a loro è diventata opprimente e toglie un po’ il fiato, quello di cui i discepoli hanno realmente bisogno è un po’ di deserto, solitudine e silenzio. L’invito a riposare è prioritario e urgente e là dove un cinico imprenditore, vedrebbe solo la necessità di spremere al meglio i propri dipendenti e poi magari di sostituirli, Gesù vede e considera la loro stanchezza e risponde alle loro necessità. Con ogni probabilità anche il Maestro avrebbe bisogno di fermarsi, ma c’è una folla che attende e spera in una sua parola o in suo gesto e decide di non deludere le loro aspettative.
La compassione per i discepoli, ma anche quella per le tante persone che si sono radunate per ascoltarlo; due risposte differenti che leggono fedelmente le necessità differenti dei due gruppi di esseri umani.
A volte siamo dalla parte dei discepoli e in altre circostanze siamo più simili alla folla: è bello sapere che Dio ci considera sempre e comunque.
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