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C’è un certo disinteresse per l’Eucaristia e dopo la pandemia non sono poche le persone che si sono definitivamente allontanate dalla celebrazione festiva di un Sacramento considerato ormai superfluo. Per non infastidire nessuno dovrei tacere sul fatto che continua a essere il punto di partenza e d’arrivo della vita di chi si sente parte della Chiesa, ma non ho più l’età per andare in cerca di facile consenso e di adattarmi come nulla fosse alle abitudini del tempo.
Non gode di maggior successo la S. Messa feriale e l’Adorazione Eucaristica è a due passi dal deserto, almeno dalle nostre parti.
Credo con tutto me stesso nella Presenza Reale del Cristo e continuo a celebrarla senza lasciarmi intimidire dai numeri né vado alla ricerca di scenografie particolari o di elementi spettacolari per catturare l’attenzione: non è nel teatro moderno o nel cinema contemporaneo che si possono trovare soluzioni.
La questione è più elementare e tocca le corde della fede: se davvero si crede che Gesù sia presente e nell’Eucaristia si dona per la vita del mondo, nutrirsi di quel pane dovrebbe risultare essenziale. Se tutto si risolve con l’idea che il centro possa essere una buona omelia o dei canti eseguiti alla perfezione o il ricorso a effetti speciali siamo decisamente fuori strada. Sono elementi importanti, ma non costituiscono il cuore della celebrazione e se le presenze o le assenze dipendono da questi fattori vuol dire che il Cristo è passato in seconda fila.
L’idea di ritrovarmi in una delle tante agenzie d’intrattenimento non è particolarmente esaltante e forse è davvero tempo di rimettere al centro il mistero di un dono che a molti oggi risulta incomprensibile.
Credo che gli anni a venire ci metteranno di fronte alla necessità di scegliere con maggiore convinzione la nostra appartenenza alla Chiesa: restare in superficie non sarà più possibile e il condizionamento sociale si sta già muovendo in altra direzione.
Pessimista? Al contrario! I momenti di crisi sono indispensabili per crescere e maturare, per approfondire e interiorizzare il nostro rapporto con Dio.
Saremo pronti? Non lo so, ma non ho nessuna intenzione di appendere il camice al chiodo e di sottrarmi a una sfida che ritengo entusiasmante. Celebrare l’Eucaristia non è un’abitudine e quando Dio si rende presente risulta impossibile essere soli.
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