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Ci sono bicchieri d’acqua che non dimentico. La memoria li conserva gelosamente e il pensiero di ogni sorso che mi ha dissetato è un motivo profondo di riconoscenza e gratitudine.
Quante volte è giunto inaspettato e puntuale per placare la sete e quante volte mi è stato offerto da persone di cui ignoravo la generosità.
Il pregiudizio non è di alcun aiuto e spesso ti porta a vedere come un nemico qualcuno che ha solo una sensibilità differente. La realtà si distorce nella mente e interpreta maliziosamente quel bene che non vogliamo riconoscere come tale e non trova la semplice risposta di un grazie.
Oggi, abbiamo la strana propensione a separarci e dividerci anche da chi sta combattendo la nostra stessa battaglia, con il risultato d’indebolire il corpo che è la Chiesa e di favorire l’avanzare del vero nemico. Riconoscere che Dio si serve di tutti noi potrebbe colmare il vuoto di un bicchiere che per arroganza e presunzione resta drammaticamente vuoto.
C’è chi attenta in ogni modo alla vita dei più piccoli e noi ci perdiamo in interminabili questioni per imporre la nostra posizione con la scusa di voler difendere un Dio che vorremmo imprigionare nei limiti della nostra comprensione.
La mano che ferisce e il piede che non rinuncia a calciare sono uno scandalo che non vogliamo considerare e lo sono anche certi pensieri a cui non vogliamo rinunciare.
Provare a considerare più liberamente il volto di tante persone che abbiamo accanto potrebbe portare alla luce quella mano che non nasconde un’arma e vuole solo porgerci un bicchiere.
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