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Si mormora, come nel deserto ieri, si mormora per esprimere pregiudizio, diffidenza e rifiuto.
Si mormora come talvolta capita anche oggi, nei moderni corridoi che rilasciano un brusio indistinto di parole che normalmente non esprimono buona considerazione o apprezzamento.
L’onestà evita di mormorare e affronta il triste chiacchiericcio senza lasciarsi intimidire in alcun modo e replica con chiarezza, convinzione e determinazione.
Certo, è difficile capire se non c’è il desiderio di comprendere, se prevale una mentalità materialistica che non accetta alcun salto di qualità e sceglie d’incatenarsi alle proprie false certezze.
Se non subentra la fede le parole restano segni indecifrabili e quel pane resta ostaggio di un pensiero che non vede altro che frumento o campi di grano.
Se non subentra la fede l’Eucaristia non va oltre l’umanità di una tavolata tra amici e ignora il senso di una presenza e di un sacrificio in cui Dio si rivela e manifesta, perché ognuno di noi abbia la pienezza della vita.
Credere che Gesù è il Pane di Vita non è una questione secondaria nel nostro cammino di fede, ma il punto di partenza e di arrivo di una risposta autentica all’appello del Signore Gesù.
Nessuno ci obbligherà mai ad abbandonare il deserto della mormorazione e della mancanza di fiducia, ma da quelle parti si resterà sempre prigionieri di un pane che non va oltre la possibilità della nuda sopravvivenza.
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