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L’occhio ancora non vede, ma il cuore resta in attesa che l’invisibile si manifesti e si lasci riconoscere. L’impaziente va cercando per il mondo intero quello che è già dentro di sé e vola da un capo all’altro del pianeta per coprire distanze che possono essere risolte solo dove il movimento è puramente interiore.
Il Regno è in uno sguardo che resta in ascolto e attende che l’infinitamente piccolo suggerisca alla mente i segni della sua presenza.
Il Regno risulta impercettibile ai frettolosi, agli agitati e a quanti pensano di aver compreso il senso di una parabola, perché l’hanno già letta più volte.
Il Regno può anche essere a pochi passi, ma chi non ha tempo da perdere passerà oltre ignorandolo, quando basterebbe fermarsi a respirare.
Riavvolgere il nastro e ritornare sulle stesse parole sino a quando non risuonano familiari alla coscienza e un’intuizione diventa la melodia che non riuscivi ad apprendere.
Avvicinarsi a passi lenti e sentire che è proprio quello il luogo in cui Dio ti ha dato appuntamento, affrontare quella sensazione di vuoto sino a comprendere che finalmente hai fatto spazio e la memoria è libera di accogliere una Parola differente…
L’ombra della pianta che ti ospita, la farfalla che riposa sulla calendula, la nuvola che naviga il cielo sulla tua testa: tutto all’improvviso diventa segno e ogni cosa è illuminata di una luce che si è accesa dove l’ansia e la paura avevano alzato una nebbia impenetrabile.
Se davvero stai cercando il Regno di Dio e non lo confondi con quello degli uomini ne sei già parte e prima di quando immagini ti chiederai come facevi a non vederlo.
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