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Minosse o Caligola agitano il termometro e promettono 60 gradi all’ombra, mentre la sabbia di un deserto sconosciuto si deposita sulle automobili e forse la grandine cadrà grossa come meloni.
Un nuovo virus o una versione aggiornata del precedente potrebbe coglierci prima di settembre, le testate nucleari promettono di non essere state create invano e il vicino di casa potrebbe essere un fondamentalista che si sta radicalizzando ulteriormente.
La barca potrebbe affondare e non sembra il caso di chiamare in causa quel Dio che sembra un po’ invecchiato e con ogni probabilità non ci sente o risulta occupato.
La paura non ha più alcun freno nel digitare i suoi racconti e offrire contesti che non lasciano via di scampo; il mercato dell’orrore non si accontenta più di Hollywood e si è riversato sulla vita in diretta. I consumatori del torbido, gli acquirenti del nulla con la scatola intorno seguono fedelmente le regole di un gioco in cui la vittoria è la consegna di un’apocalisse minore che non rivela nulla, ma promette ferro, fuoco e distruzione.
La fede appare un po’ imbarazzata e timorosa di offendere questo o d’infastidire quello e spesso tace sentendosi inadeguata e non all’altezza della situazione.
L’inferno si accende un mattone alla volta e il clima di profonda inimicizia e rifiuto che si respira nell’aria non ha bisogno di zolfo per manifestare la sua presenza.
La barca potrebbe affondare, sin dall’inizio della storia deve fare i conti con le calamità naturali, con la violenza del Caino di turno, con il potere che celebra sé stesso offrendo in sacrificio le vite degli altri.
La barca potrebbe ancora reggere; sino a quando qualcuno alzerà la voce e crederà in Chi non smette di ascoltare, la barca potrebbe continuare il suo percorso e tornare a navigare.
La fede è reale se accetta di fare i conti con la tormenta, se insiste nel non arrendersi alla paura e ai suoi racconti, se guarda verso l’alto per ritrovare il respiro della quiete.
La domanda di fondo che almeno i credenti dovrebbero considerare seriamente è semplice: da chi è che stai aspettando quello che chiami salvezza?
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